Leka vuole abbassare la pressione: "Non voglio facce tristi in campo"

Il nuovo coach ha parlato singolarmente con tutti i giocatori prima di iniziare il lavoro in palestra "Testa sgombra e pensiamo a noi, abbiamo un roster che può dare molto più di così: e il pubblico lo sa" .

Leka vuole abbassare la pressione: "Non voglio facce tristi in campo"

Spiro Leka cerca di riportare fiducia nel gruppo: «E’ la prima cosa che ci serve»

"Le emozioni di questo ritorno le ho già smaltite quando è iniziato il primo allenamento. Adesso la mia concentrazione è sul cercare di fare meglio che si può in poco tempo e dare le indicazioni giuste ai ragazzi per preparare bene la partita che ci aspetta domani con Verona". Essenziale, chiaro, pragmatico. Così Spiro Leka si è ripresentato in casa Vuelle a distanza di sei anni. Più sicuro di sè, perché comunque fare il capo-allenatore in A2 per quattro stagioni e mezzo a Ferrara gli ha dato la conoscenza della categoria ma anche maggiori certezze sul suo lavoro e sicuramente anche il rispetto da parte dei giocatori. Non è più un esordiente come quando subentrò a Piero Bucchi quel 9 marzo del 2017 che non potrà mai dimenticare, perché dopo tanto lavoro oscuro nelle ’minors’ era arrivata la sua occasione: che sfruttò bene, portando la Vuelle alla salvezza e venendo confermato per la stagione seguente, dove però fu esonerato dopo 23 partite. Una decisione che, orgoglioso com’è, non ha ancora digerito.

Ma oggi c’è una nuova pagina da scrivere: "Giovedì, al mio arrivo, ho voluto parlare con tutti i giocatori singolarmente perché ognuno potesse darmi il suo punto di vista. Ho detto loro che non c’è ancora niente di irreparabile, ci sono ancora 33 partite da giocare e dobbiamo trovare la strada giusta perché così non si può andare avanti. Abbiamo un roster dal quale Pesaro si aspetta di più e dobbiamo dare di più". Ha visto i giocatori un po’ spenti? "Un po’ sì e la prima cosa che ho detto ai ragazzi è che non voglio facce tristi. Con quella preoccupazione addosso non si riesce a giocare, bisogna essere sereni per scegliere bene, più pensi e e più tardi decidi. Sono piccole cose che diventano grandi ostacoli".

Che tipo di squadra è Verona? "Più che sulla Tezenis, comunque, adesso il focus è su di noi: abbiamo tante cose da rivedere al nostro interno, ci serve la mente sgombra e non voglio caricare i giocatori di troppi pensieri sull’avversario, anche se hanno un roster molto attrezzato, con una coppia di americani di tutto rispetto come Jacob Pullen e Cannon, che ha già vinto questo campionato. In più dispongono di una batteria di italiani con qualità ed esperienza. Arrivano da un ko rocambolesco, erano avanti di tanto ma contro una signora squadra come Cantù sono usciti con una sconfitta".

Al pubblico pesarese ha qualcosa da dire? "Cosa devo dire a dei tifosi che vengono in 4.000 dopo una retrocessione? Sono numeri che in A2 solo la Fortitudo può vantare. A loro chiedo solo di darci fiducia. Conosco i pesaresi, perché ormai mi considero tale e so che è facile innervosirsi quando sembra che la squadra non dia tutto quello che ha dentro, che è come quando un padre dà una sberla al figlio perché non accetta certi comportamenti. E anche noi non possiamo pretendere che un pubblico del genere accetti certe prestazioni".

Elisabetta Ferri