Non riesce a tuffarsi nell’analisi della partita il coach della Vuelle, nonostante la visibile soddisfazione, perché ha un sassolino che gli dà fastidio nella scarpa e se lo deve togliere a tutti i costi: "Ho letto da più parti che la Vuelle ha scelto Spiro perché è un aziendalista e sapete cosa vi dico? Che sono contento di esserlo, ma vi dico anche che Spiro non è un fesso. Se c’è bisogno di sbattere un pugno sul tavolo o di puntare i piedi lo faccio, ma certo non in piazza o nei bar. Non è vero che mi va bene tutto, ma se non c’è un acquisto che ci convince non voglio far spendere inutilmente dei soldi al mio club. Sono in continua comunicazione con il presidente e il gm: siamo ambiziosi e interverremo quando riterremo sia il caso di farlo".
Buttato fuori il rospo, perché di orgoglio quest’uomo ne ha, si dedica a descrivere come ha fatto a stendere Cantù quando tutti s’aspettavano l’ennesima rullata: "Abbiamo fatto una grande prestazione contro una squadra blasonata, che ha 10 giocatori veri. Avevamo due obiettivi: non subìre in difesa e a rimbalzo e rispettare il nostro piano partita su Grant Basile, al quale abbiamo tolto le sue certezze grazie al lavoro straordinario che Bucarelli ha iniziato e che gli altri hanno poi portato avanti. E’ stata la prima partita giocata di squadra dite? Secondo me avevamo già dato questi segnali a Udine, dove ci siamo fatti rimontare 15 punti perché ancora non eravamo pronti a spendere 40’ di intensità. Se avessimo vinto quella partita lì potevamo bruciare le tappe, adesso ci siamo: tutti sono coinvolti e si sentono importanti".
Brienza invece è molto abbacchiato: "Abbiamo concesso a Pesaro i tiri che non volevamo, in contropiede e su rimbalzo offensivo. Questo li ha fatti entrare emotivamente in partita mentre noi non abbiamo avuto lo stesso impatto. E non accetto come ci siamo lasciati andare nell’ultimo quarto, quando ormai avevamo percepito di averla persa".
e.f.