Visti i prezzi stracciati, perché le Terme di Carignano non se le prende il Comune con il supporto della Fondazione? Questo il tema sul tappeto di un bene, che alla fine, tornerebbe al punto di partenza. E cioè tornerebbe in mano al pubblico.
Uno degli uomini che ha iniziato il percorso delle Terme di Carignano è stato Cesare Carnaroli, prima come assessore e dopo come sindaco. E’ stato lui che ha chiesto l’intervento di Pierluigi Cervellati, architetto bolognese, professionista che oggi si direbbe di chiara fama. Cervellati mise nero su bianco un piano per il rilancio di tutta l’area di Carignano.
Un’idea, quella di far tornare tutto in mano al pubblico, che Carnaroli non scarta, anzi. "Sarebbe auspicabile – dice Carnaroli – riprendere in mano tutta l’area termale, anche alla luce della partecipazione che sta avendo il comitato che è nato in città proprio per non far morire Carignano. Io direi che una operazione del genere potrebbe avere anche più attori: non solo il Comune con il contributo della Fondazione, ma nella partita potrebbe rientrare anche Pesaro perché nei progetti, e cioè il campo da golf, l’area rientravanel comune di Pesaro. Una buona idea quella del riacquisto per rilanciare tutto il parco termale. Sarebbe anche una operazione di pubblica utilità e ripartendo dal piano Carvellati ci sarebbero anche garanzie per tutti, amministrazione ed anche soprintendenza. E nessuno potrebbe parlare di speculazione".
Per una soluzione di questo genere non è d’accordo solo l’ex sindaco perché si è davanti ad una situazione che oltrepassa gli schieramenti. "Se le condizioni e i prezzi d’asta sono quelli è una soluzione che trova tutto il mio appogggio – dice Gianluca Ilari, capogruppo della Lega in coonsiglio comunale –. Siamo di fronte a cifre, anche se il comune, a sentire l’assessore non ha un soldo, non impossibili soprattutto se la sua parte in questa operazione la fa anche la fondazione Carifano. Una occasione, visto che ci sarebbe anche chi è disposto a rilanciarla e gestirla, e cioè il termalista di Reggio Emilia, per salvare un bene che poi era pubblico. Così si eviterebbe magari l’arrivo di qualche privato che nessuno sa cosa potrebbe farci, magari un condomonio. Se una operazione del genere dovesse trovare una concordanza di vedute, da parte del mio partito – continua Ilari – ci sarebbe il massimo appogggio anche perché farebbe rifiorire un borgo che con la chiusura dell’impianto è andato in sofferenza. Per quello che riguarda la partecipazione della Fondazione, sarebbe una operazione che andrebbe incontro alle esigenze di una città che si sta mobilitando su questo argomento. Con i soldi della Fondazione si sono acquistati chiese e palazzi e non vedo perché non potrebbero fare un investimento, che poi è minimo, per rilanciare un bene che sta andando in rovina".
Il parco termale per la cronaca ieri non è andato all’asta perché il giudice ha rinviato il tutto al 21 di settembre. Il solo Parco termale (palazzina ed anche la sorgente Orianna, più il parco) andrà all’incanto per 340mila euro che con un ribasso del 25% potrebbe essere portata via a 250mila euro.
m.g.