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Le storie intricate di Chilperico, Clodoveo, Gundobad e Clotario

L’alto Medioevo (dal 476 d.C. al 999 per convenzione) è una selva di nomi inestricabili. Basti solo pensare alle parentele di Clotilde, regina dei franchi vivente tra il 470 e il 545 circa. Il padre si chiamava Chilperico, il marito Clodoveo, suo zio Gundobad. L’unico, in quel contesto, che ha un nome che risuona normale alle nostre orecchie è Remigio, arcivescovo di Reims, loro contemporaneo.

Al termine del V secolo Clodoveo, rei dei franchi, ottiene da Gundobad il permesso di impalmare la bella Clotilde. I genitori della fanciulla erano stati uccisi, dunque su di lei esercitava la patria potestà lo zio dal nome accattivante. Clotilde è ricordata per il suo zelo in campo cristiano, in un periodo in cui il paganesimo era ancora alla portata di tutti, soprattutto tra le "tribù" delle genti ritenute di origine barbarica. La donna riuscì a convertire il marito Clodoveo (Clovis per i francesi) che era ariano. Dopo una vita burrascosa si rinchiuse nel monastero di san Martino di Tours, dove morì in odore di santità.

Puntando il focus su Clodoveo (figlio di Childerico) occorre rimarcare come il sovrano sia considerato il fondatore della monarchia francese. Dovette combattere parecchio per guadagnarsi una posizione egemonica nel nord della Gallia. La sua conversione al cristianesimo è proprio dovuta a un fatto bellico, la vittoria ottenuta sugli Alamanni ottenuta per intercessione di Dio. Poi combatté, da cristiano, i burgundi e i visigoti e finì col trasferire la capitale del suo regno da Tournai a Parigi. Divenne, in sintesi, più che cristiano convocando anche un concilio (a Orléans). Fu il celebre promulgatore della Lex Salica, un codice legislativo per i franchi. Morì lasciando quattro figli, che si spartirono il regno. I loro nomi? Teoderico, Clodomiro, Childeberto, Clotario.

Daniele Sacco