
Un'immagine tratta dal film Panic Room, con Jodie Foster (Ansa)
Pesaro, 23 agosto 2018 - Uno psicologo di Pesaro racconta alle Iene la sua esperienza con gli attacchi di panico e raccoglie 130mila visualizzazioni sul sito del programma Mediaset. Lui è Michele Carbone, 45 anni, originario di Spinazzola (Trani), ma trapiantato a Pesaro da venticinque anni che, dopo averla provata, ha dedicato la vita a curare questa malattia come psicoterapeuta "per far in modo – dice – che altri non perdano tutto come è successo a me". Ora che la popolare trasmissione di Italia 1 ha aperto un forum su questa patologia, in grande aumento nella popolazione e responsabile del malessere di 2,5 milioni di italiani, ha deciso di uscire allo scoperto.
Dottor Carbone, il panico lei lo conosce bene: quando è stato il suo primo incontro ravvicinato?
"Appena finita l’università – racconta il professionista - Mi ero appena laureato in Psicologia e avevo deciso di spostarmi da Urbino a Pesaro per intraprendere la professione. Fino a quel momento conoscevo il panico solo teoricamente, avendolo studiato, ma un giorno per strada, senza alcun apparente motivo, iniziai ad avvertire un tremore, unito a tachicardia e vertigini. Da quel momento iniziai a non poter fare dei tragitti in auto, o a piedi, senza avere la sensazione di venire meno".
Lei ha detto che non si aspettava una violenza simile.
"E’ così. All’epoca avevo un contratto come educatore, ma ho dovuto abbandonarlo perchè non riuscivo più a seguire i miei assistiti. Poi la mia fidanzata storica mi ha lasciato. Avevo già cominciato a perdere tutto".
Come ne è uscito?
"Ho fatto tre anni di psicoterapia con una collega che mi ha tirato fuori dal buco nero".
Ora la psicoterapia è il suo lavoro e aiuta gli altri a curare ansia e attacchi di panico, o comunque insegna a conviverci...
"Per me è stata anche una forma di riscatto: così, forse, tutta la mia sofferenza non è stata vana. Anche perchè solo la psicoterapia ti aiuta a capire l’origine di questo disturbo tremendo e a superarlo. Di norma invece si va dal medico, si fanno le analisi pensando al calo di qualche sostanza, si gira a vuoto e la diagnosi arriva sempre con grande ritardo. Io, dopo la mia esperienza, invece ho imparato ad andare dritto all’obiettivo con una psicoterapia mirata".
Cioè?
"Ho constatato che è sempre un confitto interno a causare questo stato. L’attacco di panico ci colpisce quando, per esempio, siamo in procinto di prendere decisioni importanti per la vita, può essere un trasferimento, un cambiamento, una separazione ma non siamo sicuri della direzione che stiamo prendendo. Non arriva nel momento esatto delle decisioni, ma dopo, quando a livello inconscio non siamo convinti di ciò che abbiamo fatto. Il conflitto interno ci tiene ‘sospesi’ e non ce ne accorgiamo".
Si può guarire?
"Sì, anche se la guarigione è individuale, dipende cioè dalla personalità del soggetto e dalla gravità del disturbo. Di sicuro ti fa imparare a riconoscere i primi sintomi e a gestirli".
Ci sono strascichi?
"Rimane giusto un flash, un avvertimento che a quel punto non ti devasta, anzi, ti aiuta a riflettere su cosa non va in quel momento. L’importante è arrivare alla terapia ammettendo di avere paura, senza pensare che sia una debolezza o temere il giudizio degli altri".