Pesaro, 21 giugno 2022 - C’è chi ha detto che ce l’aveva con i mancini e chi di aver visto il figlio chino per 12 ore sui compiti di matematica, dalle 14 fino alle 2 di notte, per fare 70 espressioni. Un tempo infinito non tanto per i calcoli, ma per scrivere con il righello il simbolo della frazione, dell’uguale e di tutti i segni delle operazioni. Ma anche i numeri. La gambetta del 4 doveva essere dritta come un fuso. Perché se così non era, quel foglio sarebbe stato stracciato e buttato nel cestino.
Accompagnato da insulti del tipo "siete dei cani, dovete andare a fare le parrucchiere o iscrivervi al Volta (ndr istituto professionale)". O minacce di bocciature.
Questi sono solo alcuni dei racconti fatti ieri in aula da un gruppo di genitori, testimoni nel processo contro il prof di matematica, di un liceo fanese, accusato di maltrattamenti nei confronti di 9 alunni. Accuse che il docente, anche ieri presente in aula accanto al suo legale, l’avvocato Alessandra Angeletti, ha sempre respinto, depositando anche centinaia di attestati di stima nei suoi confronti da parte di genitori, alunni e colleghi. Ma ieri, a dare una versione opposta a quelle note a suo favore, ci sono state le voci dei genitori di quegli studenti che il prof avrebbe vessato. Di 9 presunte vittime, solo una si è costituita parte civile, con l’avvocato Cristiana Cicerchia. Non è interessata ai soldi, ma solo ad avere giustizia. Ha detto che, in caso di vittoria, devolverà il risarcimento danni in beneficenza.
"Ha rovinato i nostri figli – hanno riferito i testimoni – non volevano più andare a scuola, dovevamo accompagnarli noi, e sono dovuti persino andare dallo psicologo".
Agli atti, ci sono infatti anche i certificati delle sofferenze che gli studenti avrebbero subito tra il 2018 e il 2020. "Erano mortificazioni continue – ha spiegato una mamma – mio figlio, che è già molto riservato, si è chiuso sempre di più. Un giorno, l’ho trovato nascosto in garage. Ho capito a quel punto quanto stesse soffrendo".
"Era più importante le forma del contenuto – ha riferito un altro genitore – lui diceva che tutte le righe dovevano essere dritte, i margini perfetti, numeri in colonna senza sbafi. Sosteneva che è dalla forma che si capisce la personalità. E quindi impartiva ordini assurdi. Ai nostri ragazzi che sono andati a parlarci ha risposto che se non gli andava bene il suo metodo di insegnamento, potevano denunciarlo ai carabinieri". E alla fine così è stato. La preside stessa aveva presentato l’esposto in procura da cui è partito tutto. E alla prossima udienza, ci sarà anche lei tra i testimoni dell’accusa.