Pesaro, 26 aprile 2024 – I dipendenti lo sapevano da anni, i consumatori lo hanno scoperto due giorni fa grazie ad un’inchiesta della Procura di Pesaro.
Caso latte Tre Valli: interrogatori e perizie / L’esperto: soda caustica nel latte difficile da individuare
Il latte (quasi sempre) e molti prodotti del marchio TreValli con stabilimento a Montemaggiore al Metauro, comune di Colli al Metauro e a Jesi, venivano trattati con soda caustica e acqua ossigenata per far diminuire l’acidità al latte andato a male. Che non veniva buttato ma rimesso in produzione.
Indagati vertici e dipendenti: i nomi
A riferirlo ai carabinieri del Nas è stata alcuni mesi fa una ex dipendente della TreValli per reazione al proprio licenziamento. C.C. queste le iniziali, racconta al telefono: "Quello che succedeva lì dentro era noto a tutti, compresi ai sindacalisti che non battevano ciglio. In particolare, io sono rimasta 22 anni senza essere assunta stabilmente. Si lavorava a stagione, che equivale però a 365 giorni.
Assunta il primo gennaio, licenziata il 31 dicembre. Quindi sgravi fiscali, disoccupazione invece delle ferie, e regole del lavoro piegate ai loro interessi. Quando arrivava il latte dalla Germania, non c’erano problemi. Era di ottima qualità e non veniva trattato.
Ma il latte raccolto dai produttori cosiddetti locali, a differenza di quello che si può pensare, arrivava già acido. Questo perché lo mungevano due giorni prima che arrivasse e veniva conservato in maniera sbagliata. E allora, veniva portata la soda caustica che arrivava in scaglie, sciolte con l’acqua calda e poi, attraverso dei procedimenti, messe nel circolo della produzione dei prodotti".
Aggiunge l’ex dipendente: "Io che ci ho lavorato per decenni alla Tre Valli, appena scoperto quello che succedeva, non ho più comprato i prodotti della TreValli. Sapevo troppo. Questo non ha impedito ai nuovi dirigenti, arrivati pochi anni fa, di iniziare a mobbizzarci perché non volevamo fare certe pratiche per adulterare il latte. Hanno cominciato a mettere difficoltà su tutto fino a metterci alla porta. Io e gli altri colleghi abbiamo avviato la causa del lavoro per il trattamento ricevuto ma nello stesso momento, nel raccontare il nostro lavoro all’ispettorato, è emersa la storia della soda caustica e di come veniva abitualmente utilizzata per la produzione. Era il chimico all’interno della ditta a dirci quanta soda serviva. I dieci indagati li conoscono tutti".
Dice C,C: "Ho i vocali telefonici di un dirigente che mi dice di voler cambiare metodo per rendere più competitivi i prodotti. Non più soda caustica ma ricetta naturale. Il problema è che il metodo della soda è continuato anche dopo quel vocale".
Nel sito aziendale, l’elenco degli enti certificatori della qualità dei prodotti treValli è lunghissimo. Si legge: "A testimonianza dell’attenzione alla qualità totale dei propri prodotti e processi produttivi, Trevalli Cooperlat ha acquisito numerose certificazioni nazionali ed internazionali, che puntualmente rinnova secondo i più aggiornati standard in materia di sicurezza e di qualità".
Fatta salva la buona fede degli enti certificatori, significa che la presenza della soda caustica diventa difficile da estrapolare in un controllo del prodotto finito. Solo chi sapeva poteva portare il Nas sulla strada giusta. Ad oggi nessun prodotto treValli è stato sospeso o ritirato dal mercato. Proprio perché la sostanza nociva non appare.