REDAZIONE PESARO

Latitante pesarese preso in Messico: "Un’unica stanza per 33 detenuti. E troppe ombre sul suo arresto"

Sos di Silvia Martinez, amica di Mauro Ragnetti. "Sta male ed è in condizioni disumane. Va estradato subito"

Sos di Silvia Martinez, amica di Mauro Ragnetti. "Sta male ed è in condizioni disumane. Va estradato subito"

Sos di Silvia Martinez, amica di Mauro Ragnetti. "Sta male ed è in condizioni disumane. Va estradato subito"

di Benedetta Iacomucci

Un’unica stanza di 10 metri per 5, dove i detenuti – 33 – dormono tutti insieme, ammassati per terra. Se sono fortunati hanno una coperta. "Condizioni disumane", le definisce Silvia Martinez, 59enne di San Cristobal, amica di Mauro Ragnetti, il 61enne pesarese arrestato il 25 luglio scorso a Puerto Escondido dove aveva riparato pur dovendo scontare una pena di 4 anni e 4 mesi per un cumulo di reati che vanno dalle lesioni personali alla rapina aggravata. Ma non sono il sovraffollamento e la scarsa igiene delle galere messicane ad angustiare Silvia: "La cosa più grave è l’assenza di sicurezza – dice –. Detenuti con reati gravi come omicidio o pedofilia vengono tenuti insieme a tutti gli altri. L’estorsione è la regola tra gli stessi detenuti. E Mauro subisce minacce di ogni genere perché straniero".

Silvia, in che condizioni di salute è Mauro Ragnetti?

"Molto preoccupanti. Sette giorni fa è stato trasferito in infermeria perché ha avuto un attacco d’asma. Ad oggi è ancora lì ma presto tornerà alla sezione ’delle 72 ore’, dove vengono trattenuti i detenuti non ancora processati. Teoricamente entro le 72 ore (da cui il nome, ndr), ma c’è chi aspetta da sei mesi. Il rientro lo angoscia molto perché l’altroieri c’è stato un tentativo di suicidio molto violento e l’atmosfera è tesa".

In infermeria è stato curato?

"So che il medico ha auscultato i polmoni con uno stetoscopio, gli ha misurato la pressione e ha concluso che stava bene. Ma Mauro ha uno stato di salute preoccupante perché dopo un infarto gli sono state messe due valvole cardiache, e necessita di farmaci che ho dovuto comprargli personalmente e portargli in carcere. Ho fornito anche un certificato medico rilasciato a Puerto Escondido in cui si spiega la sua delicata situazione di salute. Infine ha un’ernia inguinale abbastanza avanzata che necessita anch’essa di cure mediche. Per non parlare del fatto che al suo arrivo e per diversi giorni non gli hanno dato nessun prodotto di base per l’igiene personale, e l’alimentazione è molto precaria".

Lei in che rapporti è con Ragnetti?

"Lui è un mio caro amico, anche se ci conosciamo solo da due mesi".

Cosa chiede alle autorità italiane e messicane?

"Se Mauro dovrà attendere in queste condizioni dai 3 ai 6 mesi per la sua estradizione in Italia, non ce la farà. La mia intenzione è rendere pubbliche le condizioni in cui si trova e le irregolarità nel processo per accelerare la sua estradizione da parte delle autorità italiane".

Perché parla di irregolarità?

"Perché per esempio a Puerto Escondido, dov’è stato arrestato il 25 luglio dall’Interpol, la Polizia non aveva alcun verbale, che comunque, mi hanno assicurato, avrebbe dovuto essere notificato. Ho indagato all’ufficio immigrazione poiché qualsiasi detenzione di una persona straniera deve essere segnalata alle autorità di immigrazione. Tuttavia, anche nel loro database non hanno trovato alcuna traccia dell’arresto di Mauro. Mi sono recata alla Procura Generale della Repubblica di Tapachula Chiapas, viaggiando 14 ore. Da lì sono andata nel carcere generale, dove sono riuscita a farmi dire, pur non essendo parente, che non c’erano state nuove ammissioni. Insomma, Mauro non era da nessuna parte. Ho pensato a un rapimento. Poi, seguendo un suggerimento, sono andata al Cerss 03 (Centro statale per il reinserimento sociale dei condannati), che ha 1000 detenuti. Lì, l’ho trovato".

Ora come si sta muovendo?

"Sto cercando di ottenere i domiciliari a casa mia in attesa dell’estradizione. Ma ci conosciamo da troppo poco e non siamo sposati. Inoltre lui non ha un domicilio fisso. Ho chiesto aiuto in Ambasciata, a un avvocato e vorrei appellarmi ai diritti umani. Intanto, continuerò ad andarlo a trovare: lui ha diritto a una chiamata a settimana e la usa con sua madre".

Che cosa faceva Ragnetti in Messico?

"Aveva un progetto con alcune squadre delle scuole elementari locali, sempre a Cancún, Quintana Roo. Tutto il suo lavoro era volontario. Trascorreva gran parte del tempo scrivendo".