di Nicola Petricca
Dall’Aula magna calcistica di Wembley a quella universitaria dell’Ateneo Carlo Bo.
Dopo aver riportato l’Italia sul tetto d’Europa, battendo nel proprio tempio chi si fregia di aver intentato il gioco del pallone, Roberto Mancini potrebbe arricchire il suo palmares con un altro titolo prestigioso, una laurea honoris causa in Scienze dello Sport, che l’università urbinate ha intenzione di conferirgli.
"Non solo un grande campione e professionista, ma un esempio di valori positivi e un vero testimonial della sua terra", si legge nelle motivazioni del riconoscimento che l’Ateneo vorrebbe assegnargli e che non sarebbe di circostanza, ma qualcosa a cui già si pensava da più di due anni.
"L’impulso è arrivato dalla nostra Scuola di Scienze motorie, che fa parte del Dipartimento di Scienze biomolecolari (Disb) ed è quella che dovrebbe conferirgli la laurea - spiega il magnifico rettore di Uniurb, Giorgio Calcagnini -. Ci tengo a sottolineare come non si tratti di un’idea estemporanea, ma di cui parlavamo già da quando Mancini fu nominato commissario tecnico della Nazionale, anche se poi tutto è stato accelerato dalla vittoria dell’Europeo.
Purtroppo, come per tante altre iniziative, la pandemia ha bloccato anche questa, ma ora vorremmo riprenderla, perciò abbiamo inviato la proposta al ministero dell’Università e della Ricerca e attendiamo risposta".
Nato a Jesi nel 1964, Mancini è stato uno dei migliori centrocampisti offensivi italiani, a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, e ora sta avendo grande successo anche come allenatore.
La sua carriera cominciò a Bologna, dove esordì in Serie A ancora sedicenne, prima di passare alla Sampdoria, con cui ha giocò 15 anni vincendo numerosi trofei nazionali e sfiorò il trionfo in Coppa dei campioni, nel 1992, proprio in quello stadio in cui, due settimane fa, ha conquistato gli Europei da Ct.
Questa laurea honoris causa non sarebbe la prima conferita dalla Carlo Bo a un grande sportivo marchigiano (si ricorda, per esempio, quella in Scienze della Comunicazione a Valentino Rossi), né il primo riconoscimento assegnato dall’ateneo a Mancini, che ha già ricevuto il Premio Frontino nel 2015.
Tuttavia, ancora non c’è nulla di certo, come spiega il rettore: "Noi abbiamo inviato documenti e motivazioni venerdì scorso, ma ancora non è arrivata risposta dal Ministero.
A volte, per tali procedure può servire anche un mese o più, perciò non possiamo dare nulla per certo, anzi, sono rimasto abbastanza sorpreso dall’uscita prematura della notizia.
Due giorni fa ho incontrato il ministro e spero che ora firmi il decreto: la proposta ha trovato consensi anche nella società civile e mi sembra che il gruppo a supporto sia ampio e importante.
Se così fosse, procederemmo con la consegna a settembre, in quanto avrebbe senso farlo subito, senza perdere il bello di questo momento particolare".
Molto soddisfatto è il presidente dell’Accademia dei marchigiani dell’anno in Italia, Mario Civerchia, che aveva sostenuto la proposta e la definisce "un riconoscimento che intende valorizzare sia la persona, sia lo sport, ma anche il territorio nazionale in questa fase di ripresa dopo la pandemia. Un ringraziamento al magnifico rettore Calcagnini e al professor Orazio Cantoni per la capacità di riconoscere il merito di grande campione marchigiano".