CECILIA
Cronaca

L’anima di Baratti è nel suo studio-museo. Andate a visitarlo per riscoprire il ceramista

Gli eredi dell’artista aprono le porte di un laboratorio ineguagliabile. I pronipoti Massimo e Marco Rocchi vi guideranno

L’anima di Baratti è nel suo studio-museo. Andate a visitarlo per riscoprire il ceramista

L’anima di Baratti è nel suo studio-museo. Andate a visitarlo per riscoprire il ceramista

Casadei

Pittore, scultore, ceramista. Era nato a Cattolica nel 1911 Bruno Baratti, un artista che ha restituito una storia importante all’arte del Novecento. La testimonianza di un’arte che è garanzia di verità intrisa di una intensa partecipazione alla vita, e anche di una leggerezza che sa di buono. La sua è l’espressione di una nuova finestra sul mondo della ceramica, il frutto di uno sperimentatore che trasforma lo stile rinascimentale in voga nelle botteghe tradizionali attraverso uno sguardo sul reale con assoluta libertà.

Il suo pensiero, il suo fare per un universo stilistico trasversale, quello di un artista che si è fatto da solo. In piazzale Collenuccio, nei locali dove era la sua bottega, i pronipoti del maestro hanno ridato vita all’ antico laboratorio con un elaborato percorso museale: i tavoli, gli strumenti di lavoro, il camice color sabbia, il suo cappello, il tornio, un forno. I pennelli realizzati con peli delle orecchie di toro, le spatole fatte a mano con la siepe di bosso per lavorare la creta, i colori, i calchi in gesso di opere da realizzare in ceramica o in bronzo. Il piatto riprodotto sulla copertina del catalogo della mostra del 1981 per i suoi 70 anni a Palazzo Ducale di Pesaro e la sua vicenda umana e di artista che l’itinerario racconta attraverso le opere. A darci il benvenuto un autoritratto, olio su tela, Baratti con grandi occhiali, lo sguardo deciso di chi sa quello che vuole dalla vita. Di lato una mattonella in ceramica con il volto gentile di una bambina e il ritratto a carboncino della stessa bambina con lo sguardo di chi si concede con un poco di perplessità.

E’ Giancarla Baratti nipote del maestro e la mostra, che avrà ulteriori sviluppi, è dedicata a lei che in vita avrebbe voluto raccontare la storia di Bruno attraverso le opere della sua ricca collezione. Ancora una bambina sull’altalena tra aquiloni e uccelli, e spiccano, su un piatto in ceramica dal colore rosso scuro, un cavalluccio e una fiera. Poi i segni zodiacali, un cigno, le sculture, ed è una storia affascinante. Una ceramica con leggiadra figura di donna, che si sta scostando il velo, porta la data del 1935, quando datare le opere non era un prassi consueta per il maestro. La visionarietà di personaggi grotteschi più volte descritti e scaturiti da chissà quale terreno di conoscenza o immaginazione e il busto di Bramante in terracotta. Alcune opere a carboncino su carta, i disegni della Via Crucis realizzata per la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, un’opera che gli permise di conoscere il celebre frate Padre Pio: il gesto deciso, i tratti scuri che lasciano trasparire la luce, l’intensità dello sguardo, la sofferenza del Cristo a testimoniare la sua abilità di disegnatore. E l’identità creativa di Bruno Baratti, la sua forza ci consentono di poter parlare di bellezza, qualcosa che l’arte del presente, troppo spesso, ha abbandonato. La mostra è anche l’occasione di ricordare Baratti come un personaggio conosciuto in città, un innovatore che amava ragionare d’arte e soleva intrattenersi con gli amici artisti nel salotto Della Chiara. Il legame con Renato Bertini, Nanni Valentini e Ferruccio Marchetti, tre artisti non da poco, che hanno percorso con lui un pezzo di strada nel suo laboratorio.

A Pesaro, dove muore nel 2008, era arrivato con la famiglia intorno ai quattro anni. Giovanissimo, aveva cominciato a lavorare da un antiquario per ricavare dei fori a mò di tarlo nei mobili. E quei segni-disegni, come irresistibile birichinata con il carbone preso dai carbonai, sui muri delle vie del centro. Dopo aver frequentato la bottega ceramica di Ciccoli dove ebbe l’opportunità di essere stimato dal pittore ceramista Achille Vildi, sarà Giorgio Ugolini, collezionista, mecenate e uomo di cultura a favorire il suo potenziale talento con un appezzamento di terra, un capanno e un forno. Nasceva così il primo laboratorio Baratti. Al mentore Ugolini la possibilità di scegliere per sé tra i pezzi ceramici appena sfornati. Quando, più tardi, la sua fama gli permise di ricevere la richiesta per dirigere una fabbrica nel Dodecaneso, Baratti rifiutò. Tra i riconoscimenti del suo lavoro la duplice vittoria ai Littoriali della cultura e dell’arte, il primo anno per la ceramica, poi per la categoria dipinti su rame.

La grande vitalità di un artista di talento, vanto di una città, la forza delle sue creazioni che, talora, hanno un sapore "primitivo", la sua capacità di disegnare, di dialogare e di dominare il dio del fuoco.

Quando nel percorso espositivo incontriamo il "bronzo dei mestieri", un tema caro al maestro che amava raccontare con dovizia di particolari l’importanza e la varietà del lavoro artigianale. Un nobile esempio di questa tematica è conservata nei locali della Camera di Commercio e un grande bassorilievo, che restituisce l’eleganza dei gesti del mestiere della sarta, se ne sta lì in piazza del Popolo ad accompagnare chi passa e, magari, non sa. Al cimitero di Pesaro molte sono le opere di Baratti, compresa la tomba dei suoi due figli prematuramente scomparsi. Un olio su tela, nell’itinerario della mostra di piazzale Collenuccio, un racconto intimo con la figura dell’anziana madre seduta su una sedia, gli occhiali in mano, le calze scure, le ciabatte ai piedi. Un piccolo gruppo scultoreo con figure femminili, il tema delle donne caro al maestro, e una suggestiva maternità che ha il colore caldo della terracotta ci consegna l’armonia delle forme e tutto l’amore di una madre.

E la sua storia è tutta lì, in uno dei pezzi più belli di tutto il percorso: “Fiori secchi“, del 1966, un raffinato lavoro ceramico che restituisce uno sfondo e un mazzo di fiori come fosse una tela dipinta.

Per visitare il laboratorio, prenotazioni al numero

389 692 5000.