MAURIZIO GENNARI
Cronaca

L’amarcord alla Palla. La fusione della Sfera Grande con la storica raccolta di fondi. Ecco l’omaggio ai benefattori

È stata ricollocata nello stesso luogo in cui era stata apposta, nel 1998, la targa che celebra il contributo offerto dagli industriali all’epoca. Ma ecco come andò: dall’idea nata a cena, alla rottura fino all’accordo decisivo.

Il taglio del nastro di Catervo Cangiotti per l’inaugurazione della targa che rende omaggio a chi diede il suo contributo economico

Il taglio del nastro di Catervo Cangiotti per l’inaugurazione della targa che rende omaggio a chi diede il suo contributo economico

I giorni dell’amarcord. Dalla lapide degli scudetti al vecchio palas, ieri il sindaco, con dietro tutta la truppa, si è spostato alla palla di Pomodoro. Per un’altra targa, quella per ricordare i benefattori che sganciarono i soldi per arrivare alla fusione della Sfera Grande di questo artista, cresciuto in città, oggi 98enne, ma che non mette piede a Pesaro da decenni proprio per le divergenze che nacquero con l’amministrazione sulla sistemazione di piazzale della Libertà. "Abbiamo ancora il progetto a casa e si potrebbe anche riproporre", dice la figlia di Leonardo Della Chiara, il geometra compagno di scuola e poi di lavoro – al Genio Civile – di Pomodoro. Progetto che prevedeva la creazione di una serie di dune tutto attorno alla piazza: spesa che l’amministrazione di allora bocciò. L’ultima tappa del progetto, dopo la fusione, che costò allora 450 milioni di vecchie lire, fu la fontana. Da quella volta Arnaldo Pomodoro è uscito da tutti i radar cittadini. L’inaugurazione della sfera grande avvenne il 30 maggio del 1998. Un percorso tormentato quello che ha portato la Sfera Grande alla fusione in bronzo. A lanciare l’idea di passare dal polistirolo al bronzo, fu una storia... da salotto: idea che parte da Leonardo Della Chiara, cugino della moglie di Catervo Cangiotti, allora presidente degli industriali. Che in una cena propose una raccolta di fondi tra gli associati (Belligotti, mobili Berloni, gruppo Bertozzini, Biesse Group, Ottavio Cascino, Febal, Fiam, Costruzioni Montagna, Mulazzani Italiano, Pica e Scavolini). Il patto era quello che si doveva tirare fuori 50 milioni di lire per arrivare al duplicato del’opera come è alla Farnesina a Roma. Tutto ok, fino a quando scoppia uno screzio tra un assessore, al secolo Mauro Mosconi, è Catervo Cangiotti che venne definito ‘un figlio di papà’. Tutto bloccato, fusione rimandata fino a quando si riuscirano a ricucire i rapporti grazie anche all’intervento di una associazione il Serc, con il contributo della Banca Popolare e la Fondazione Cassa di Risparmio e Comune e Provincia. Il contributo degli industriali passò da 50 a 25 milioni, ma alla fine tutti vissero felici e contenti.

E ieri mattina c’è stata la deposizione di una piccola mattonella sul passaggio in cemento che circonda la fontana proprio per ricordare i benefattori. Presente il promotore Catervo Cangiotti, il presidente degli industriali Alessandra Baronciani, i familiari di qualche industriale che partecipò alla colletta. Quindi il sindaco Andrea Biancani accompagnato dall’assessore Riccardo Pozzi, un po’ di consiglieri comunali e qualche curioso. Pozzi ha ricorda la Palla come un emblema turistico della città, mentre il sindaco ha preso la... palla al balzo per dire che "l’amministrazione ha le porte aperte per collaborare con gli industriali al fine organizzare le tante manifestazioni che abbiamo in programma per l’estate".