L’alpinista che non sente l’età. Castellani ancora in parete a 86 anni

Urbinate, iscritto al Cai dal 1964, partecipa a camminate, esplora grotte, si arrampica e tuttora apre nuove vie tra i monti.

L’alpinista che non sente l’età. Castellani ancora in parete a 86 anni

Castellani (al centro, senza casco) in arrampicata di gruppo. Sotto: su una parete

Urbino ha un alpinista da record: si tratta di Paolo Castellani che, nato il 7 agosto 1938, all’età di 86 anni ancora partecipa con entusiasmo e grinta a camminate, escursioni e arrampicate con Club alpino italiano, singoli amici e gruppo speleologico, senza batter ciglio. Anzi, dando la carica ai più giovani. "Paolo è un esempio per le nuove leve e un mentore per i giovani – spiega Lorenzo Zanarelli, uno dei compagni di avventure – si dedica molto a trasmettere la sua conoscenza e la sua passione ai bambini, con cui ci sa fare". Ma Castellani è a buon diritto la storia dell’alpinismo della nostra provincia. Fa parte del Cai fin dal 1964, quando si è iscritto per la prima volta. La sezione era a Pesaro; poi si trasferì al Cai di Rimini e da qualche anno fa parte del Cai Montefeltro.

Proseguono gli amici: "È una figura attiva, quando ci sono le riunioni lui partecipa e se bisogna dare una mano in sede, lui c’è. È sempre presente, anche ora che stiamo costruendo la parete da arrampicata per allenarci d’inverno dentro la sede a Trasanni. Impossibile citare le mille imprese di Paolo. Solo per dire cosa ha fatto in questi ultimi anni, ricordiamo la creazione della via Falesia Sasso Rotto, nel gruppo del monte Nerone, due anni fa; poi l’apertura della via Castellani Zanarelli Duro, via alpinistica aperta dal basso nel monte Roma, vicino a Frontone".

Non solo arrampicate: nel curriculum recente ci sono varie tappe (15-20 chilometri l’una) del Cammino del Duca, tra Urbino e Gubbio, l’esplorazione della grotta delle Tassare col gruppo speleologico urbinate, la conservazione di un archivio fotografico di tutte le vie che ha fatto, di tutte le escursioni, le trasferte. Senza contare il fatto che nella vita era restauratore e anche in quel campo ha ottenuto le sue soddisfazioni. "Ma la specialità di Paolo – conclude Zanarelli – è l’occhio per la via. Lui riesce a immaginarne una nuova quando ancora non c’è; riesce a capire dove andare prima ancora che venga tracciata. Quasi sempre con passaggi abbordabili, non sono vie estreme, ma fruibili anche da persone che non amano il rischio eccessivo. Non è una dote comune, e grazie a essa ha creato delle vie talmente belle che adesso vengono ripetute da tutti".

Ha dato loro anche dei nomi particolari: una l’ha chiamata ‘Il gattino di Marisa’, un’altra ‘Il tempo dei ricordi’. Quelli che Paolo continua a lasciare nelle menti di tanti amici.

Giovanni Volponi