Il rombo dei trattori degli agricoltori è passato ai margini delle associazioni di categoria. Nessuna coinvolta in prima persona nelle proteste, ma tutte ne condividono le ragioni, pur con le opportune differenze. Coldiretti, attraverso il suo presidente Tommaso Di Sante, rivendica il suo ruolo e i risultati ottenuti: "La battaglia costante che Coldiretti ha condotto in questi anni, spesso anche in solitaria, ha permesso agli agricoltori di mantenere, a differenza dei colleghi tedeschi, gasolio agricolo e fiscalità agevolata, e ha portato l’Italia, per fare un altro esempio, a legiferare per fermare la carne sintetica. Se oggi, primi al mondo, abbiamo una legge il merito è di Coldiretti e delle centinaia di migliaia di firme dei cittadini che hanno abbracciato la nostra sottoscrizione avviata a fine 2022. Dopo la manifestazione dei giorni scorsi a Bruxelles, quando Coldiretti ha manifestato con gli agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea, ci sono state numerose aperture della presidente del Commissione europea Ursula von der Leyen come il ritiro della proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci. Serve di più".
Di qui la richiesta di "accordi commerciali con l’estero solo con quei paesi che rispettino le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambientali e di rispetto dei diritti dei lavoratori, mercati equi e trasparenti dove si vieti la vendita sottocosto del cibo, il via al vincolo sul terreni incolti e la cancellazione di tutte quelle regole che penalizzano la capacità produttiva Ue e appesantiscono il lavoro degli agricoltori, ingiustamente visti come inquinatori, mentre sono proprio loro a garantire la tutela dell’ambiente", conclude Di Sante.
Denis Bernabucci, direttore di Confagricoltura, sottolinea: "Le ragioni della protesta dei trattori sono le nostre da anni. In particolare l’aumento spropositato del costo del lavoro che ci mette in ginocchio: costi insostenibili per le aziende agricole che hanno visto azzerarsi i rispettivi guadagni". C’è poi la questione green posta dall’Europa che, spiega Bernabucci, "ha spinto tanto e forse troppo su questo argomento, mettendo lacci alle aziende, condizioni improponibili, come quella di lasciare a riposo per un anno il quattro per cento dei campi". Per non parlare del "drastico abbassamento delle quantità di fitofarmaci da impiegare nel campo. Quanto al gasolio, Francia e Germania stanno peggio di noi che invece abbiamo ottenuto qualche agevolazione, ciò non toglie che il prezzo del gasolio resti un peso notevole nei nostri bilanci".
Sabina Pesci presidente provinciale della Cia (Confederazione italiana agricoltori) sottolinea che "i temi della protesta dei trattori sono gli stessi che abbiamo presentato a Regione e Governo da metà del 2023, ripetuti poi in piazza nella manifestazione del 26 ottobre a Roma in quanto non avevamo avuto risposte". La Piattaforma sindacale della Cia prevede, spiega Pesci, "la revisione della Politica agricola comunitaria in Europa, in Italia, e nelle Regioni. Da noi gli ecoschemi previsti, che avrebbero dovuto ridistribuire le risorse, si sono dimostrati inapplicabili e non ci possiamo permettere che il 90 per cento delle aziende marchigiane abbia subìto una riduzione che va dal 30 al 50 per cento dell’integrazione al reddito. Parte dell’intera perdita poteva essere recuperata con il vecchio Psr ma vincoli e burocrazia regionali non hanno permesso che ciò avvenisse".
"Già a settembre – aggiunge la presidente – abbiamo chiesto la possibilità di una moratoria di almeno un anno per i mutui, e poi strumenti finanziari per aiutare le imprese come il prestito di conduzione o la cambiale agraria. Abbiamo chiesto anche agevolazioni sugli interessi con l’aiuto della Confidi coop e la pari dignità della costruzione delle filiere agricole che garantiscono un prezzo remunerativo per la materia prima, con leggi ad hoc. Poi chiediamo la semplificazione per l’assunzione di manodopera e la revisione della politica verde europea rivedendo la percentuale del 4 per cento dei terreni che gli agricoltori devono tenere non coltivati. Questi sono temi per i quali ci battiamo da tempo. Il regalo di fine anno della legge di bilancio – conclude Pesci – è stata l’introduzione da parte del Governo dell’Irpef per i terreni agricoli, eliminando il credito di imposta per il carburante agricolo che ci costa il 20 per cento in più e riducendo il credito per acquistare macchinari 4.0 e l’esenzione dei contributi Inps per i giovani agricoltori. Senza parlare dei danni provocati dai selvatici: la nuova proposta di legge regionale ci riporta al 2014, senza certezze sul diritto al risarcimento".
Davide Eusebi