CECILIA
Cronaca

La pittura digitale e la bellezza. Tutto è una luminosa dissolvenza

Nella chiesa del Suffragio, al Centro Arti Visive Pescheria, la video-installazione di Francesco Ciavaglioli

Nella chiesa del Suffragio, al Centro Arti Visive Pescheria, la video-installazione di Francesco Ciavaglioli

Nella chiesa del Suffragio, al Centro Arti Visive Pescheria, la video-installazione di Francesco Ciavaglioli

Casadei Se è vero che "la pratica dell’arte", come scrive Massimo Recalcati, costeggia l’abisso del reale, ed è rotazione attorno all’impossibile, questo vale per la mostra, curata da Marcello Smarelli, che conclude il ciclo “Ereditare il futuro - Dai grandi maestri all’arte digitale“.

Ed è il fascino dell’antica chiesa pesarese del Suffragio – Centro Arti visive Pescheria – ad ospitare Lossy Expanded Painting, una video-installazione site specific di Francesco Ciavaglioli, nato ad Avezzano (L’Aquila) nel 1983. Ciavaglioli vive tra Milano e Roma, giovane artista che utilizza foto, video, copie fotostatiche, software digitali per realizzare opere pittoriche naturalistiche. Una testimonianza dei nuovi linguaggi dell’arte, frutto di una complessa manipolazione di file multimediali, il risultato di una accurata ricerca visiva, di una sensibilità estetica che ha le sue radici nella pittura e che della pittura conserva la matrice per una nuova, straordinaria narrazione. Espressione di un’arte figlia del tempo, l’impronta di un artista che guarda al futuro e il linguaggio digitale è nel codice genetico di Ciavaglioli.

Nella sua valigia degli attrezzi ci sono tutte le conoscenze relative all’uso del colore per attraversare il territorio dell’espressività nell’arco di 20 minuti. Una serie di sequenze intervallate in cui l’autore ha fatto leva sulla sensibilità, l’intelligenza, la creatività per generare forme in dissolvenza che si nutrono di una costante: quella della luce che diviene substrato di vita originaria. L’abilità tecnologica permette a Ciavaglioli di incorporare pattern visivi, “comprimere“ cieli luminosi, riverberi cromatici con scie di arcobaleni mai nati in una danza che celebra la bellezza. Combinazione e “rappresentazione“ dinamica di paesaggi che divengono paesaggi della mente, emozioni che rimandano alla natura come principio di tutte le cose. Un susseguirsi di immagini come sapienti variazioni sul tema, immagini che viviamo come realtà perché ogni luogo dell’apparire, anche del segreto più nascosto, anche solo della memoria, appartiene alla realtà.

Allora possiamo credere che esistono tanti mondi quante sono le forme di vita e altrettante legate al modo di rappresentarle. Intorno allo spettatore, nello spazio suggestivo della chiesa a pianta dodecagonale, scorrono a 360° immagini alimentate da cromie dinamiche che paiono alla ricerca di mondi altri e possono essere lette come metafora di esplorazione dell’umano che cerca di comprendere i segreti dell’universo. Sono immagini fluide come acqua che evapora, “figure“ liquide che sembrano evocare il tema della società liquida descritta da Bauman in cui tutto si dissolve, compresi i valori, e nessuna certezza è possibile. Momenti inafferrabili, evanescenti come tutto ciò che si consuma in un attimo. Come la vita che nasce, che si espande, "ed è subito sera".

Tra realtà, astrazione e sogno lo spettatore vive una condizione immersiva, si sente partecipe di quella nuova realtà mentre la luce si riflette sul volto di chi osserva. E quando le sequenze visive si alternano si percepisce l’eco sottile di una minaccia, di una fine possibile delle cose. Poi tutto ricomincia per suggerirci l’idea di un eterno divenire. L’avventura umana continua.