Colpo di scena sull’ex Amga. La sentenza n. 202/24 depositata il 12 agosto scorso della Corte di Cassazione sezioni unite civili, ha ’assolto’ il Comune da ogni responsabilità sulla permuta dei terreni inquinati nei confronti delle ditte private. Pur non avendo informato di ciò che c’era nel sottosuolo, questo non avrebbe comportato un danno "in quanto le società erano informate dell’inquinamento tanto da aver firmato un contratto privato tra loro per gli eventuali costi della bonifica". Al contrario, i giudici hanno trascinato nell’arena come responsabili dell’inquinamento Aspes e Marche Multiservizi. Sono le due partecipate ad aver contribuito alla "...contaminazione del terreno durante l’attività produttiva – scrivono i giudici – e non hanno poi segnalato tale situazione in base alla normativa in materia e non hanno provveduto ad asportare i manufatti e i rifiuti di tali lavorazioni". Questo passaggio che si legge a pag. 18 della sentenza è una novità e le espone alla richiesta di danni da parte dei privati. La Corte d’Appello di Ancona aveva dichiarato addirittura inammissibile la richiesta da parte dei privati di chiedere conto alle due partecipate, mentre la Cassazione l’ha accolta in pieno. Ora sarà di nuovo la Corte d’Appello di Ancona, ma con giudici diversi rispetto a quella del 2021, a doversi esprimere sulla causa di risarcimento danni tenendo fede alle indicazioni della Cassazione, ossia che va bussato cassa ad Aspes e Marche multiservizi e non al Comune. In particolare, i giudici della Suprema Corte hanno ritenuto il Comune di Pesaro esente da ogni colpa perché dopotutto "l’area è ancora residenziale e le ditte proprietarie, Arcovallato, Edilgruppo, Adriatica costruzioni, non hanno perso la possibilità di edificare in quanto l’area potrà ospitare nuove costruzioni appena sarà ultimata la bonifica". Non si specifica la data. Le ditte private chiedevano alla Corte di Cassazione di attribuire al Comune la colpa di aver venduto un’area inquinata con dolo. Invece i giudici hanno ribaltato la prospettiva scrivendo che erano i privati ad essere "...pienamente consapevoli al momento della permuta di aver acquistato un terreno con materiale inquinante".
Dicono gli imprenditori: "Affermare questo ha il sapore della beffa. Secondo i giudici, avremmo acquistato volutamente un terreno inquinato dell’ex Amga dando in cambio ettari di verde del Miralfiore che era già a destinazione residenziale. Ci sfugge la ragione, visto che i giudici non ce l’hanno detto, di un comportamento così suicida. La battaglia continuerà un Corte d’Appello". Intanto i privati dovranno pagare 15.200 euro di spese legali in favore del Comune.