Inps, bilanci e futuro: "A rischio povertà 50mila persone. Colpa della precarietà"

Dati allarmanti emergono dal rendiconto sociale dell’ente, esposto ieri. La direttrice, Zambataro: "La causa sono gli stipendi sotto la media,. per un eccesso di contratti flessibili e temporanei". Il ’filo’ con la Caritas.

Inps, bilanci e futuro: "A rischio povertà 50mila persone. Colpa della precarietà"

Dati allarmanti emergono dal rendiconto sociale dell’ente, esposto ieri. La direttrice, Zambataro: "La causa sono gli stipendi sotto la media,. per un eccesso di contratti flessibili e temporanei". Il ’filo’ con la Caritas.

Se da una parte i dati del Bilancio sociale della direzione regionale dell’Inps confermano il buon periodo che gli uffici provinciali del più importante ente previdenziale europeo stanno vivendo, il dibattito partito dai dati economici provenienti dall’attività dell’Inps è stato molto più preoccupante. Segnalando diversi temi di difficoltà economico e sociale. Ne hanno parlato la direttrice regionale Inps Emanuela Zambataro e il direttore provinciale Massimo Testa. Lanciando il crescente rischio povertà: "Riguarda un settimo della popolazione della provincia di Pesaro e Urbino. Ovvero 50 mila abitanti su 350 mila. Si tratta più o meno della popolazione di una città come Fano – ha detto la direttrice Zambataro – e il tema forte è una evidente crescita, perché legato a contribuzioni al di sotto della media per un eccesso di contratti flessibili e temporanei". La povertà nasce da un livello di contribuzione sotto la media rispetto al livello nazionale e regionale, che coinvolge una moltitiudine di lavoratori temporanei: "Noi abbiamo attivato – aggiunge la direttrice – un confronto Inps-Caritas che può incidere sugli strumenti come Naspi e Cassa Integrazione e sulla capacità di ridurre ulteriormente i tempi di concessione da parte dell’Istituto, perché noi vogliamo fare la nostra parte".

Se da una parte il sistema produttivo tiene, bisogna anche considerare che i dati sul tavolo sono quelli del 2023, con una produzione industriale che è ora in netto calo, soprattutto in una provincia manufatturiera come Pesaro e Urbino. "Il settore imprenditoriale – ha spiegato Roberto Rossini della Cgil nel suo intervento – ha già registrato nel terzo trimestre del 2024 un aumento del 45% sulla cassa integrazione ammessa (cioè attivata,ndr). Non solo, va sottolineato che la retribuzione media di una provincia come la nostra è inferiore a quella nazionale". Una situazione difficile per l’economia provinciale che è stata colta anche nell’intervento conclusivo di Roberto Ghiselli, che da alcuni anni è presidente nazionale del Consiglio di indirizzo e Vigilanza Inps: "Questa è una provincia dove c’è grande attenzione e grande capacità lavorativa (80%) – sottolinea – ma troviamo anche il fatto negativo che le retribuzioni dei lavoratori sono troppo basse rispetto alle medie nazionali. Il tessuto produttivo esiste rispetto ad una serie di attività con marginalità ridotta. Gli stipendi ridotti non fanno ipotizzare di vedere scenari positivi".

E allora forse aveva ragione il sindaco Andrea Biancani quando nel suo saluto di apertura del convegno si raccontava come "un cinquantenne pronto a diventare un pensionato povero nel momento in cui arriverò all’età della pensione". E aggiunge: "Sono molto critico per la gestione politica del sistema contribuitivo che sposta di continuo l’età pensonistica, che porterà ad avere pensionati senza un becco di un quattrino. Saranno loro i futuri poveri magari avendo lavorato per 40 anni e più".

In realtà la provincia di Pesaro e Urbino continua a registrare una denatalità, che viene in parte coperta dai migranti e soprattutto il territorio ha raggiunto ben 97.465 pensionati su 350 mila abitanti. Ma l’aumento di contributi versati del 5,5% in realtà si rivela per l’effetto dell’inflazione una consistente riduzione delle entrate, compreso il milione e più di euro di contributi recuperati nel 2023 con oltre 400 ispezioni nelle aziende e l’individuazione di 4.669 lavoratori irregolari e 230 in nero.