L’Università Carlo Bo ha proclamato venerdì 25 ottobre la prima dottoressa magistrale in Informatica applicata, corso di studi lanciato nel 2020 dal Dipartimento di Scienze pure e applicate, che finora aveva visto solo ragazzi laurearsi.
Si chiama Veronica Michelini, è urbinate, ha quasi 27 anni e ha chiuso il biennio con un 110 e lode. Un percorso svolto quasi interamente nel campo dell’Informatica, il suo, partito dall’Itis “Mattei“ e con una sola, breve, deviazione verso Scienze infermieristiche all’inizio della carriera universitaria, prima di decidere di ritornare agli studi informatici.
"Al momento di scegliere la scuola superiore non sapevo bene cosa fare, quando sei adolescente non ne hai ancora una cognizione totale – spiega –. Informatica era un po’ una novità e mi piaceva pure per le prospettive lavorative (tuttora è una buona strada): ho provato e alla fine mi ci sono appassionata".
Sin dall’inizio, per Michelini è stato chiaro che sarebbero state pochissime le colleghe di studi, se non totalmente assenti. All’Itis era l’unica ragazza nella propria classe di Informatica, durante la laurea triennale erano quattro e nel corso magistrale poco è cambiato. "Finora gli studi informatici sono stati a predominanza maschile ed è una cosa un po’ difficile da spiegarsi – racconta –. A scuola c’erano pochissime ragazze iscritte, mentre in altri, corsi come Chimica, a volte erano addirittura in maggioranza. Adesso però le cose stanno un po’ cambiando: da quello che so, dopo che sono uscita dall’Itis c’è stato un progressivo aumento di iscritte a Informatica".
Ottenuta la prima laurea nel 2021, inizialmente Veronica non pensava di affrontare la magistrale, ma ha deciso di proseguire proprio per l’apertura del corso a Urbino e dopo che un suo compagno di studi vi si era iscritto. "Mi è piaciuta moltissimo – dice –: oltre alla tanta programmazione, che si fa già alla triennale, ma che qui si estende anche ai dispositivi mobili, ci sono molte materie nuove, come Machine learning e Intelligenza artificiale. Per la mia tesi, discussa col professor Emanuele Lattanzi, ho creato un progetto proprio di machine learning, sviluppandolo sul campo, nell’azienda per cui lavoro da febbraio 2022 grazie alla mia laurea in informatica, la Imab. Immaginavo che sarei stata la prima dottoressa, ma quando il prof Lattanzi me l’ha confermato è stata una soddisfazione non da poco. Dato che nel suo ufficio ha una foto insieme al primo laureato della magistrale, gli ho detto che gli avrei portato anche la foto con la prima donna, però mi ero emozionata talmente tanto per la lode che non è venuta benissimo – dice, ridendo –. È stato faticoso fare tutto, considerando poi che ho sempre lavorato e quindi dovevo studiare ogni sera e ogni fine settimana: sono sette anni che non so cosa voglia dire riposarsi, ma ce l’abbiamo fatta e mi sono anche goduta di più questa laurea, visto che nel 2021 c’erano le restrizioni per il covid. Spero di poter essere un esempio per tutte le ragazze che vogliono seguire questo percorso e di vedere sempre più donne contribuire al settore informatico".
E per l’avvenire: "Avevo pensato al dottorato, però al momento non l’ho affrontato, perché sto lavorando. Tuttavia non dico di no a prescindere, mi piacerebbe. Vedremo cosa offrirà il futuro".