Incidente di Pesaro, il figlio di Martina Mazza non sa ancora che la mamma è morta

Travolta da un’automobilista in fuga ai 150 all’ora da un posto di blocco: il piccolo ha 5 anni. Anche la sorella, rimasta ferita, è per ora tenuta all’oscuro della tragedia

Martina Mazza aveva 32 anni, è morta in un incidente stradale a Pesaro

Martina Mazza aveva 32 anni, è morta in un incidente stradale a Pesaro

Pesaro, 27 giugno 2023 – Andavano a Pesaro per incontrare degli amici la domenica sera. Un aperitivo, risate, la gioia dell’estate che stava arrivando. Improvvisamente, un’auto impazzita (con al volante Sultan Ramadani, anche lui deceduto nello schianto) gli è piombata addosso travolgendo la vita di Martina Mazza, 31 anni, giovane madre, separata, con la casa a Montecchio dove viveva col suo bambino. Domenica, per puro caso, aveva deciso di uscire per una passeggiata fino a Pesaro con la sorella e l’amico Kevin Kamcia lasciando il bambino di cinque anni ai genitori dove due ore dopo sono andati i carabinieri a riferire la terribile notizia dell’incidente.

Anche se risiedeva nel Pesarese, per un po’ Martina aveva intrecciato la sua vita con Rimini, città in cui abitava l’ex marito, Emanuel Karim Camaldo, oggi in carcere, padre del bimbo di cinque anni avuto proprio con la 31enne. Camaldo è l’uomo accusato del tentato omicidio di Augusto Mulargia, vittima dell’agguato avvenuto in via Carlo Zavagli, a San Giuliano, la sera del 5 aprile del 2015. L’arresto di Camalado era avvenuto il 27 giugno del 2016, proprio in occasione delle sue nozze con Martina. Dopo la condanna in primo grado a cinque anni e otto mesi, in Appello la pena era stata ridotta a tre anni.

Ma questa è un’altra storia, perché a prevalere ora sono il dolore e le lacrime per la vita di una giovane madre stroncata in maniera orribile. Il dolore di aver perso Martina infiamma le parole dello zio Roberto e degli amici di Martina, ma anche di tanti compaesani che ieri, tra Bottega e Vallefoglia, nell’apprendere la notizia, hanno inchiodato il fatto "ad un assurdo inaccettabile". "Sì, c’è rabbia. Sì c’è rancore – osserva Roberto, fratello del babbo di Martina –. Come è possibile che ad ammazzare mia nipote sia stato un tizio, già denunciato per guida senza patente, ma ancora libero di girare con un bolide da 100 cavalli? E’ giustizia questa? Non me la prendo con le forze dell’ordine il cui l’impegno è indiscutibile, ma è il sistema che non funziona e va cambiato. Perché è possibile che chi venga accusato di un reato, dopo una notte in gattabuia sia di nuovo fuori, nelle condizioni di rifare lo stesso errore ai danni della gente? Abbiamo visto tante stragi, Martina è stata l’ultima a pagare i rischi di un sistema che non allontana i pericoli dalla strada".

Massimo Mazza annuisce: "Mia figlia si è scontrata contro un proiettile vagante – osserva –. L’avevano già fermato, era noto alla giustizia". Roberto Mazza chiosa, in simbiosi col fratello: "La gente è stanca: basta di vedere cose sbagliate". Mamma Milena non regge alla commozione: le basta vedere la foto della figlia Martina, per piangere e sentire le parole strozzarsi in gola. Oltre il dolore e la rabbia nel cuore dei Mazza c’è la speranza di riportare Alessia a casa: la minore delle due sorelle, anche lei nella Fiat 500 al momento dell’impatto, è arrivata al Torrette in eliambulanza: "E’ fuori pericolo – dice la donna –, ma ancora non sa della sorella. Come il nostro piccolo nipotino non sa ancora della mamma. Abbiamo chiesto l’intervento di uno psicologo: il professionista ci aiuterà, ma intanto ci ha detto di non dire bugie, non tenere a lungo nascosti gli eventi. Quanto è dura".