ALESSANDRO MAZZANTI
Cronaca

Incidente choc nella notte: auto distrutta per l’impatto con un cinghiale in corsa

Solo danni e tanta paura per Samuele Simoncelli e un altro passeggero: “Viaggiavamo tranquilli e all’improvviso abbiamo sentito un gran colpo”

L’Alfa 159 devastata dall’impatto con il cinghiale (nella foto grande e nel riquadro in basso). Nel riquadro sopra, Samuele Simoncelli

L’Alfa 159 devastata dall’impatto con il cinghiale (nella foto grande e nel riquadro in basso). Nel riquadro sopra, Samuele Simoncelli

Pesaro, 13 gennaio 2025 – Un boato all’improvviso nella notte, i tre airbag dell’Alfa che gli scoppiano in contemporanea nell’abitacolo. Il guidatore, Samuele Simoncelli, residente a Urbania, 48 anni, ha la sensazione di aver sbattuto come contro un muro invisibile, occhi sbarrati, non capisce cosa sia successo, nella strada è buio pesto, eppure non c’era nessuno davanti a lui. Non ha fatto in tempo neanche a frenare, è solo riuscito, per miracolo, a tenere la macchina sulla carreggiata. Si ferma solo dopo diversi metri.

Scendono sotto choc, lui e l’amico seduto lato passeggero dentro l’Alfa 159 station wagon di Simoncelli. Dietro di loro procedeva un’altra macchina, sopra ci sono marito e moglie, e sono gli unici che da dietro nonostante il buio, solo grazie ai fari, hanno visto la dinamica.

Il conducente si ferma, si avvicina e spiega loro cos’è successo. “Due cinghiali vi hanno attraversato all’improvviso la strada – gli dice il conducente dell’auto dietro –. Uno l’avete evitato, l’altro l’avete preso in pieno, frontalmente”.

Succede tutto alle 22 circa dello scorso sabato sera, sulla Metaurense, tra Fermignano e Urbania, all’altezza di Ca’ Lagostina. Campi arati, lampioni zero e cinghiali che si spostano da un bosco all’altro.

Simoncelli fa il capocantiere alla Alustar di Lunano, sta tornando a casa con l’amico, dopo una pizza. Il giorno dopo racconta l’avventura: “Ancora sono agitato”, dice. “Guido dal ’95, non avevo mai avuto un incidente, questo è il primo. Dico la verità, la notte scorsa mi si è bloccato il cuore”.

“Viaggiavo sui 70 all’ora, tranquillo, strada tutta dritta, nessuno intorno, parlavo con il mio amico, io non bevo neanche. A un certo punto però è stato come se mi fossi schiantato contro un muro, ma quel muro non c’era”. All’inizio i due non riescono a trovare neanche il cinghiale. Poi guardano meglio, nel buio, e nel campo vedono la carcassa del povero animale: è una femmina, di grosse dimensioni, probabilmente morta sul colpo dopo l’impatto. Simoncelli e l’amico sono illesi. Il primo chiama, tre volte, i carabinieri, ma ci parla solo per telefono, perché hanno pattuglie impegnate in altri servizi. Poi chiama il carro attrezzi. Che carica l’Alfa. La parte davanti del mezzo (“quel modello è anche una serie limitata”, aggiunge Simoncelli), è andata completamente distrutta dopo lo schianto. La carcassa della femmina di cinghiale viene caricata sul Fiat Fiorino del Cras, il Centro recupero animali selvatici, che nel frattempo è arrivato, dopo la chiamata di Simoncelli.

“Sono un animalista – dice lui – mi dispiace per quell’animale. Vederlo morto mi ha devastato. Solo che adesso io non ho più la macchina con cui andavo a lavorare. I danni sono sicuramente ingenti, voglio che qualcuno mi risarcisca. Ho già contattato un avvocato, il Cras mi ha già inviato i documenti di quanto è accaduto. Anni fa ho preso un buca, a Cagli, sempre con la stessa macchina, anche in quel caso feci denuncia, 3.700 euro di danni, ma ancora dell’Anas non ho avuto neanche un euro”.