Il trapper Baby Gang, classe 2001, per sua stessa ammissione, è uno che ha passato più tempo dentro ad una prigione che fuori. Se tra una settimana tornerà a cantare al Palaprometeo di Ancona – sindaco Silvetti permettendo viste le polemiche dell’anno scorso – solo 48 ore fa il cantante che spopola tra gli adolescenti con 2,8 milioni di follower su Instagram, è stato all’hotel Flaminio per raccontare di sé a 600 studenti di quarta superiore di 5 scuole – Marconi, Mamiani, Cecchi, Santa Marta, Mengaroni – aderenti nella rete scolastica “Responsabilità“ e invitati dai rappresentanti di Istituto del liceo Marconi. Per inquadrare il personaggio a chi non s’intende di trap – genere musicale vicino all’hip hop – ricordiamo un episodio, tra i tanti: nel 2022 in una rissa tra gang, è stato accusato di violenza e sparatoria a Milano nei confronti di giovani senegalesi. Nel novembre 2023 è stato condannato a 5 anni e 2 mesi di carcere. Insomma la sua biografia è tutto un contrappunto tra successi di hit parade e problemi giudiziari.
Ma per quanto possa essere bravo con la musica, il trapper è l’esempio di vita da portare tra i 17enni? Non si rischia di farlo passare per un modello di successo? "No, non lo è – spiega il preside del Mamiani, Roberto Lisotti –. Anzi. L’idea da trasmettere ai ragazzi è quella opposta. La proposta ha senso didattico perché Baby Gang ai ragazzi non ha parlato da solo: il confronto è stato mediato da don Claudio Burgio, cappellano dell’Istituto penale per i minorenni di MIlano, Beccaria; fondatore della comunità di reinserimento sociale per adolescenti Kayros e autore del libro “Non esistono ragazzi cattivi“". Don Burgio ha accolto nella sua comunità per minorenni Baby Gang ed è stata la persona in grado di far riflettere il cantante riguardo al quel suo stile di vita violento, messo in musica con un lessico trasgressivo, crudo, ammiccante allo sballo, alle droghe e dintorni e che continuano ad essere tali. "L’importante è muovere nei ragazzi il senso critico: le nostre insegnanti hanno assistito all’incontro con Baby Gang per continuare a riflettere in classe". Tra le docenti c’era Paola Ida Orlandi. A lei chiediamo se Baby Gang possa avere comunque una fascinazione diseducativa sui ragazzi. "Se avesse assistito all’incontro questo dubbio non l’avrebbe avuto – dice la prof –. Il rischio ci potrebbe essere se i ragazzi non fossero accompagnati dai loro docenti in un percorso culturale ed educativo. Ho collaborato con il professor De Carolis alla preparazione dell’incontro basato sulle domande dei ragazzi. E stato educativo. L’incontro è stato molto bello. Nel salutare i ragazzi Baby Gang ha detto: “Adesso capisco quanto sia importante la scuola a cui non sono potuto andare. Acculturatevi“". Stessa domanda l’abbiamo rivolta al preside dell’agrario Riccardo Rossini: "La questione non si liquida con un “Si fa“ o con un “ non si fa”– osserva Rossini –. Certamente la sua presenza sancisce il principio che la scuola debba essere un porto franco, dove senza pregiudizi o censure i pensieri antagonisti si confrontano. Meglio, insomma, parlarne che mettere la testa sotto la sabbia. Dall’altra però esiste reale il pericolo della fascinazione del male. Non basta affermare di aver sbagliato e di non essere il modello da seguire se poi ti vedono sulla cattedra di una scuola o se riempi i palazzetti coi tuoi concerti. Il messaggio è distonico e quindi difficile da cogliere se non con l’opera di mediazione e interpretazione del docente".
Cosa hanno pensato i ragazzi? "Non volava una mosca e nessuno guardava i cellulari – testimonia lo studente Davide Cassarino –. Inutile fingere: gli adulti non capiscono sempre quello che proviamo e difficilmente sanno dare consigli perché si rapportano a quando avevano la nostra età. Il punto non è emulare gli errori di Baby Gang. Aver parlato con lui, a molti miei coetanei, ha spiegato cosa sia quella rabbia che cresce dentro e che ti fa agire in modo diverso, di punto in bianco. E’ inutile negare che accada: piuttosto dovremmo imparare a leggerci dentro. Baby Gang ha fatto tanti errori e con Don Burgio è riuscito a trovare nella musica il suo riscatto. E’ vero: non esistono ragazzi cattivi".
Solidea Vitali Rosati