ALICE MURI
Cronaca

Il ’reddito di libertà’ per sostenerle. Ma i contributi sono fermi al 2022: "Quest’anno solo cinque richieste"

Ogni mese 400 euro per aiutare chi ha subìto la violenza a raggiungere il più possibile l’autonomia economica . Li eroga l’Inps, fondi esauriti: c’è sfiducia. L’assessore: "Chiesta integrazione alla Regione, non arriva".

Il ’reddito di libertà’ per sostenerle. Ma i contributi sono fermi al 2022: "Quest’anno solo cinque richieste"

Una delle immagini legate a evidenziare il ricatto economico che spesso grava sulle donne vittime di maltrattamenti

Si chiama reddito di libertà. E’ uno strumento pensato per sostenere le donne vittime di violenza e consiste in un contributo mensile di 400 euro per la durata di un anno, con l’obiettivo di favorire attraverso l’indipendenza economica, una maggiore autonomia per chi vive in condizioni economiche disagiate. "Un contributo che viene erogato dall’Inps – spiega l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Pesaro, Luca Pandolfi – ed è destinato alle vittime di violenza, con o senza figli, che sono seguite dai centri antiviolenza e sono in condizione di disagio economico. Un contributo che per indisponibilità di fondi è stato sospeso e che invece è importante che possa ripartire al più presto". Secondo i dati forniti dall’assessore, nel 2021, anno in cui è stata attuata la normativa relativa al Reddito di libertà, nella nostra provincia sono state 19 le donne che hanno ricevuto la misura di sostegno al reddito. Nel 2022 il numero è stato lo stesso, mentre nel 2023 sono state inoltrate 14 domande. "Purtroppo – spiega Luca Pandolfi - dai diversi feedback che abbiamo avuto delle utenti e dai controlli effettuati dai Comuni, i contributi si sono fermati al 2022 e nel portale dedicato alla misura si parla di mancata erogazione per indisponibilità fondi". Anche per questo, conoscendo la situazione, nel 2024 sono state presentate in provincia solo 5 domande. "E’ in atto in Regione una richiesta di contribuzione straordinaria con fondi regionali che però non è mai andata in porto – dice -. Credo infatti sia necessaria una risposta integrata di tutte le istituzioni per gestire e trovare soluzioni a queste problematiche. Questo è anche il motivo per cui a Pesaro abbiamo voluto fortemente istituire la rete ’Virginia’, dal nome del primo caso di femminicidio in città. E’ un tavolo a cui prendono parte tutti i soggetti coinvolti nella tutela delle donne vittime di violenza, dalle forze dell’ordine ai consultori, dagli ospedali al centro antiviolenza". Pandolfi si sofferma proprio su quest’ultimo: "Un servizio che ha come ente capofila l’AST1 e fa un importantissimo lavoro di presa in carico delle donne vittime di violenza. In parallelo mette in campo anche una serie di azioni legate all’educazione e alla sensibilizzazione". Pandolfi si sofferma infine sui contributi economici che il Comune di Pesaro mette a disposizione delle donne vittime di violenza. "Si tratta di un sostegno annuo di 25mila euro – dice – che per il 65% consiste in contributi legati alla casa, per sostenere per esempio l’affitto".