Leggendo, anzi meglio sarebbe dire "bevendo" per usare un termine estivo caro agli amanti del sorseggio (che qui è letterario), "l’Ittita" di Roberto Magini già in libreria, ci si trova di fronte a un racconto a metà tra la storia e la fervida immaginazione dell’autore. L’ennesimo (il quinto) romanzo dello scrittore pesarese più tradotto nel mondo (in tutti i paesi dell’America latina, e in vari del nord Europa), pubblicato da Leone editore, ci riporta alla battaglia di Kadesh del 1274 a.C. che apparentemente è lontana da noi, ma in realtà molto più vicina. Perché è vero che si descrive la sanguinosa rivalità tra due popoli (gli antichi egizi e gli ittiti) culminata con un patto di alleanza impersonato dall’aitante Aziz, ma è anche vero che, come già accaduto nei precedenti romanzi, la storia siamo noi perché si fa ogni giorno attuale anche se parte da lontano: nel caso di Magini, da un amore osteggiato dal faraone al punto di diventare atroce supplizio. E fin qui tutto normale. Ciò che invece non lo è e che proietta questo libro nell’attualità è l’imprevisto: fantomatici funghi assimilabili in qualche modo al Covid moderno, capaci di cambiare il destino del mondo, per venire a capo dei quali Rodolfo, il protagonista, e Aziz il "risorto" dovranno entrare in spelonche ammuffite e superare insidie una dietro l’altra. La vicenda muove quindi dalla storia per portarci invece ben più in alto, in quel mondo fantastico che Magini descrive con fluidità materica e tintinnio di parole di uso comune, e per questo lucenti (al bando gli artifizi barocchi che per fortuna non appartengono a questo romanziere). Un mondo inventato ma non per questo privo di significati che si attraversa portati per mano da un autore che ha il dono della scrittura come vocazione a narrare, per apprezzarne poi i contenuti: quella sua ostinata avversione per i potenti (e i prepotenti), quella predisposizione all’amore (anche carnale), la tensione a superare con il coraggio le difficoltà che il divenire pone lungo il cammino e infine un insolito, sorprendente esito che vi lasciamo leggere. Anzi sorseggiare.
d.e.