Il primario del pronto soccorso del San Salvatore di Pesaro Umberto Gnudi, 56 anni, ha scritto su facebook ciò che pensa dei no-vax: "Vi curo ma non vi sopporto, anzi mi fate schifo". Ma un conto è dirlo tra amici, un altro è farlo sapere all’universo che comprende anche i no -vax. I quali hanno reagito con insulti di tutti i tipi. Ma per il dottor Gnudi, che ha poi bloccato i commenti, il problema non sono gli insulti ma il fatto che l’ospedale di Pesaro si sta riempiendo di contagiati. Ma ecco il post che ha scritto il dottor Gnudi: "Cerco di essere il più possibile politicamente corretto. Ma adesso non posso più farlo. All’ennesimo caso di no vax positivo (anziano con figli no vax, strafottente cinquantenne “tanto a me non capita”, trentenne palestrato “con questo fisico non ho paura di niente”) che vuol dire più lavoro e più rischio per noi sanitari stremati, ma soprattutto meno risorse e posti letto per tutti gli altri malati, vittime innocenti di cieca stupidità, ho perso la pazienza!Non voglio più avere a che fare con voi!!!Siete tra i miei “amici” di facebook? Vi prego, se vi è rimasta una briciola di dignità, cancellatevi. Altrimenti, appena me ne accorgo, lo farò io. Venite in Pronto soccorso malati? Vi curerò, è il mio lavoro, ma senza parlarvi. Sappiate che vi disprezzo. Non è questione di libertà di pensiero, ma di rispetto per la comunità.
Non ne avete, non ne meritate.
Avrete le mie cure al meglio che posso, come sempre. Ma sappiate che mi fate schifo".
Poi il dottor Gnudi, ha firmato un altro post a correzione del tiro ma nemmeno troppo: "Temo che la frustrazione con la quale ho scritto il post lo abbia reso irritante per chi ha idee diverse, e di conseguenza abbia fatto sì che se ne travisasse il messaggio. Chi non mi conosce deriva la sua opinione solo da quelle poche righe. Visto che il post sta girando un po’ troppo, provo a chiarire: sono medico di pronto soccorso e 118 da vent’anni e ho imparato che l’empatia, la buona parola, la compassione sono esse stesse cura, spesso altrettanto efficace dei farmaci. Ma non posso provare empatia per un atteggiamento distruttivo ed egoista quale è il rifiuto ideologico del vaccino. Come medico, curo con la scienza; come uomo, guarisco assieme al paziente. La pietas per il paziente è sempre presente e cresce esponenzialmente nel caso di persone esposte loro malgrado al virus, perché familiari più in salute hanno deciso per loro di non vaccinarle. Vedere morire boccheggiando un anziano mi fa schifo, e quando il medico che sono curerà, in scienza e coscienza, l’autore del contagio, l’uomo che sono non potrà provare rispetto per lui".