Pesaro, 22 novembre 2021 - Boom di positivi, richieste di tamponi in continuo aumento e l’Asur che va in affanno. Schizzano in queste ore le richieste per la somministrazione dei test, ma i tempi si dilatano e si allungano le file ai drive point (che al momento, in attesa della riapertura di quello a Pesaro, in via Lombardia, è solo al Codma di Fano o al limite a Urbino). Ma sotto accusa sono anche i nuovi protocolli sanitari nelle scuole, che in caso di positività di un alunno impongono la somministrazione dell’antigenico a tutta la classe, sia il primo giorno che dopo 5. Con il risultato che tutti – scolaresche, cittadini con i sintomi, persone che si sono autosomministrate il test o che l’hanno fatto in farmacia – finiscono in questa sorta di ’imbuto’ in cui inevitabilmente le procedure si ingolfano nell’attesa di un molecolare che è l’unico test con una reale valenza diagnostica.
Un problema che riguarda anche le Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, ovvero quei medici che vengono a domicilio, anche – ma non solo – a somministrare i tamponi. "Le richieste sono molo aumentate – conferma il coordinatore, Gregorio Bucci –: noi, ogni giorno, con due medici e 1 o 2 infermieri, riusciamo a fare una decina di tamponi su un totae di 2025 accessi a domicilio per l’intero distretto, che ha una popolazione di 140mila abitanti. Perché non è che dobbiamo fare solo i tamponi: ci occupiamo anche dei vaccini a domicilio, dei drive point, degli screening nelle strutture... Tutto questo con metà del personale di cui disponevamo qualche mese fa". La direttrice del distretto Elisabetta Esposto ha già chiesto alla Regione di aumentare il personale, che in origine poteva contare su 4 medici, 4 infermieri e 2 amministrativi. Invece oggi, con 381 nuovi casi nelle Marche (di cui 108 da noi) si viaggia con 2 medici Usca e 2 drive point.
"Sinceramente – spiega il dottor Bucci – se una persona sta tutto sommato bene pur avendo i sintomi, ed è in grado di recarsi al drive point, è bene che lo faccia. Anche perché così noi medici a domicilio possiamo recuperare tempo e risorse per l’assistenza medica dei malati che hanno più bisogno: calcolando che per ogni paziente serve almeno un’ora e un quarto di tempo".
In teoria se il test antigenico rapido è fatto in farmacia, la segnalazione di positività arriva direttamente al dipartimento di Prevenzione dell’Asur, che a quel punto in capo a pochi giorni dovrebbe contattare la persona per il tampone molecolare e il tracciamento. Se invece il test è fatto in autonomia, bisogna passare attraverso il medico di base, che una volta contattato dal suo assistito provvede a segnalare il nominativo e attivare la procedura che porterà all’invio al drive point o all’eventuale visita di un medico a domicilio. Ma in entrambi i casi i tempi sono quanto mai incerti e sempre più persone lamentano di trovarsi in una sorta di limbo prolungato, nell’impossibilità di uscire di casa o andare al lavoro. E c’è chi alla fine si rivolge ai laboratori privati, dove un test molecolare costa circa 70 euro.