Il problema di avere un fuoriclasse in squadra è che se lui per qualsiasi motivo non può scendere in campo, è impossibile sostituirlo. Il Pd delle Marche si ritrova più o meno in questa situazione in vista delle elezioni regionali dell’anno prossimo: ha un fuoriclasse come possibile candidato, Matteo Ricci, ma non ha nemmeno l’ombra di un’alternativa nel caso in cui l’ex sindaco di Pesaro alla fine non dovesse essere della partita. Lo diceva l’altro giorno uno dei suoi fedelissimi: "Matteo ovviamente è la soluzione migliore ma la decisione non è solo sua. E il problema è che il Pd non ha un piano B". Il fatto che la decisione non sia solo sua significa soprattutto una cosa: oggi Ricci deve politicamente rendere conto anche a quella parte del Pd romano che ha contribuito fortemente a farlo eleggere al Parlamento europeo. Ovvero all’ala del partito che fa capo a Goffredo Bettini e al sindaco di Roma Roberto Gualtieri. "Per la prima volta nel suo percorso politico all’interno del Pd – diceva sempre il suo fedelissimo – Matteo ha scelto di diventare un uomo d’area all’interno del partito ed è normale che ora quell’area abbia voce in capitolo nelle sue scelte". Tradotto: Bettini e Gualtieri sono d’accordo sul fatto che Ricci si giochi la presidenza della Regione Marche appena un anno e mezzo dopo l’approdo a Bruxelles? A far propendere per il sì c’è la presenza alla recente Festa regionale dell’unità a Pesaro di Claudio Mancini, deputato romano, uomo ombra di Gualtieri e gran manovratore di un pezzo importante del Pd laziale: se Ricci alle Europee è arrivato a prendere 106.257 presenze lo deve molto anche a lui. Ma se di queste 106mila, ben 51.916 sono arrivate dalle Marche, significa che non giocare con il fuoriclasse alle prossime elezioni regionali sarebbe un autogol.
Lui, Ricci, parla da candidato ormai da mesi. Lo ha fatto sabato sera anche in un dibattito ad Amandola, nel Fermano, rafforzando i concetti espressi durante la Festa dell’unità. Tra questi, ovviamente, la necessità del campo largo per battere il centrodestra. Una necessità talmente impellente da spingere Ricci a utilizzare il recente confronto con Matteo Renzi per lanciare la trattativa con l’ex governatore Gian Mario Spacca, il quale ha in dote una parte di quei voti centristi che dal 2015 si sono spostati armi e bagagli nel centrodestra.
Se proprio una nube va cercata nel cielo blu di Ricci, è l’inchiesta aperta dalla procura di Pesaro sulla vicenda dei lavori affidati a due associazioni culturali per una somma di circa 600mila euro in tre anni e mezzo: tutto durante la sua amministrazione. Il problema, tra gli altri, è che al centro di questa vicenda c’è Massimiliano Santini, che lui aveva nominato responsabile degli eventi e che fino al 2023 è stato uno dei suoi uomini di fiducia. L’ex sindaco ha preso le distanze, ha detto che lui non ha mai messo becco nelle procedure di affidamento di appalti, lavori e progetti, tanto meno in questa vicenda. Ora però la ‘Commissione comunale controllo atti’ che si sta occupando dello scandalo ha chiamato anche lui a riferire, ma non è chiaro se alla fine deciderà di presentarsi o no. Per ora è riuscito a rimanere a debita distanza da tutta questa storia, nella quale l’opposizione cerca ovviamente di coinvolgerlo. Se poi dovesse diventare un tema di campagna elettorale, servirebbe un fuoriclasse vero per dribblarlo.
Roberto Fiaccarini