
Il Sole è uno dei simboli della natura e della nostra vita. Può avere tante forme e può capitare che sia anche uno dei segni distintivi, moderni, di una città. Ad esempio il Caffè del Sole di Valbona in Urbino è uno dei simboli indelebili di via Mazzini. Ritrovo di studenti ed artisti, palco di concerti, rappresentazioni e presentazioni; il suo pianoforte ad esempio è stato suonato da un giovanissimo Raphael Gualazzi e non solo. A frequentarlo sono anche gli urbinati, magari la domenica sera durante un concertino o una lettura. Tutte attività culturali che brulicavano nel bar prima della pandemia da Covid-19. Un detto recita che il sole non lo si può oscurare per sempre, che prima o poi la sua energia riesce ad aprire anche i cieli più bui e questa è la storia del locale ducale.
Romina Piccolo, che lo gestisce, si è ritrovata a dover trovare una nuova location la scorsa estate dopo la prima ondata pandemica. Poco dopo la riapertura sono arrivate altre chiusure dovute all’emergenza sanitaria. Una testimonianza di resilienza, di energia e di solarità. Ad aiutarla in questa nuova avventura il figlio Jacopo.
Romina, un nuovo locale con una grotta "magica". Poco distante dalla sede storica, cosa l’ha spinta verso questa nuova avventura per non interrompere la storia?
"Sono molto emozionata perché questa è una rinascita. Prima c’è la morte e non nascondo che è stata dolorosa. Quella di riaprire è stata una scelta ben precisa, dopo ventuno anni di storia potevamo chiudere e re-inventarci. Proprio a questo punto mi sono chiesta se avevo ancora qualcosa da dire o da dare a questa città. Pensandoci bene la risposta è stata: decisamente sì".
Il momento è complesso quanto unico. Cosa pensa che può dire o dare con il suo nuovo Caffè del Sole?
"Viviamo un momento molto difficile dal punto di vista sanitario, economico e sociale. Non voglio entrare in questioni già ampiamente trattate ma dopo la tempesta c’è sempre il sole. Dopo qualunque fine c’è sempre un inizio. Questa è speranza".
Quindi quale messaggio vorrebbe far passare a chi viene a trovarla o alla città?
"Quello di speranza. Speranza attiva non la manna che cade dal cielo. Ognuno di noi secondo me ha un compito in questa vita, tutti dobbiamo portare la luce e il sole. Quindi rimbocchiamoci le maniche e portiamolo ovunque".
Francesco Pierucci