REDAZIONE PESARO

"I malati di Covid non si possono abbandonare"

La denuncia di Cristiana Marotti, che tra mille peripezie è riuscita ad assistere il fratello Carlo Alberto, dipendente universitario

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Un "vuoto delle istituzioni" nel momento più difficile. A denunciarlo è Cristiana Marotti, urbinate, a riguardo del periodo in cui suo fratello Carlo Alberto ha contratto il covid a inizio 2022. Bibliotecario all’Università Carlo Bo, l’uomo abita da solo in città, ma soffre di una disabilità fisica e sua sorella lamenta che non abbia potuto usufruire dei servizi previsti per i contagiati durante il i giorni in cui si è trovato in casa ammalato, nonostante le richieste.

"Carlo Alberto ha preso il covid due volte, la seconda delle quali a gennaio 2022, e lì abbiamo avuto grandi problemi per una totale assenza delle istituzioni – afferma Cristiana –. Quando si contrae il covid lo si segnala e dovrebbe partire la procedura per seguire la quotidianità del malato: le pulizie, il recupero dell’immondizia e l’assistenza per alimentazione e altro. Per i viveri, almeno a Urbino che è un centro piccolo e in cui tutti sono disposti ad aiutarti, non è un problema, ma le istituzioni sono mancate per il resto, specialmente a fronte di una persona con disabilità. Per 12 giorni, nonostante le sollecitazioni, non ha ricevuto i sacchi per l’immondizia che spettano ai malati di covid, che si è accumulata nel terrazzo e che ha dovuto differenziare da solo per gestirla al meglio. Per la pulizia, gli assistenti sociali hanno contattato una cooperativa, che aveva due sole persone, le quali si sono ammalate, chiaramente non per colpa loro, ma in assenza di esse siamo rimasti senza assistenza. Non abbiamo avuto cambi di letto, pulizie, disinfezione. In più, Carlo Alberto deve seguire una terapia personale e c’era bisogno anche per quello. Alla fine, non avendo altre soluzioni, mi sono dovuta bardare dalla testa ai piedi con ogni dispositivo anticovid possibile e andare io a provvedere".

Nel periodo della malattia, Marotti ha avuto per diversi giorni la febbre alta, ma secondo la sorella la sua sofferenza è stata più "psicologica: si è sentito abbandonato. L’unica visita che c’è stata è quella dei medici della Usca, mandati dal dottor Serafini, il suo medico di base, che sono stati gentili e professionali. Ho anche provato a prendere appuntamento sia con il sindaco, sia con l’assessore alla sanità: inizialmente mi è stato detto di aspettare e mettermi in fila come gli altri, e di ciò non dubito assolutamente perché so che non ero l’unica in quella situazione, ma alla fine tale appuntamento non è arrivato e quello che dico è che un cittadino non può attendere così tanto. Anche perché, Carlo Alberto è stato fortunato che noi non ci siamo ammalati e soprattutto ad avere una famiglia ad aiutarlo, ma non tutti ce l’hanno. Spero che questo porti a riflettere e a organizzarsi meglio, in futuro, per qualcosa che ha colpito tutto il nostro mondo".

Nicola Petricca