I libri antichi sono il fondamento della cultura

L’articolo "Il patrimonio librario antico diventa digitale" (Carlino del 6 marzo, p. 25) informa che alcune biblioteche della nostra Provincia possiedono volumi antichi, cioè stampati dalla fine del ‘400 alla metà dell’800. Si tratta di libri assai preziosi. La biblioteca di Cantiano, ad esempio, ha un buon numero di "cinquecentine", cioè di libri stampati nei primi decenni del secolo XVI. E la biblioteca del Monastero di Fonte Avellana possiede, oltre a diecimila libri moderni, altri ventimila antichi.

Fra questi c’è (o ‘c’era’, almeno fino agli anni settanta del secolo scorso) un’opera presente in poche biblioteche italiane: il "Corso completo di Patrologia greca e latina", cioè una raccolta di opere scritte in greco e latino dai "padri" del cristianesimo fin verso il milleduecento. La serie latina comprende 218 volumi, quella greca 166 volumi. Ma non ci sarà la fila per consultare quest’opera ideata e voluta, verso la metà del secolo XIX, da Jacques Paul Migne, sacerdote francese dottissimo.

Tuttavia è bene che, grazie alla Regione Marche, gli studiosi che cercano libri spesso rari possano leggerli tramite Internet, sebbene – come dicono alcuni intenditori di libri – non sia la stessa cosa leggere un libro nello schermo, o invece sfogliare un libro quasi sentendo l’odore della carta. Ma un patrimonio librario digitale è meglio di niente; Internet, poi, permette di risparmiare molto tempo. E poiché si parla e straparla di cultura: della moda, della esibizione sanremese, della pizza vellutata con una spruzzatina di dodici formaggi, dell’ultimo romanzo di Pinco Pallo, e di altre simili questioni, si dia pure il significato che si voglia alla parola "cultura", purché si riconosca che il fondamento della vera cultura è tuttora costituito da ciò che è stato scritto soprattutto nei libri antichi.

Vittorio Ciarrocchi