
Francesco Bianconi in un’immagine durante il CaterRaduno del 2023
Ad ascoltarli viene subito in mente quella scena di “Io e Annie” in cui Woody Allen e Diane Keaton si dividono i libri e quelli di Alvy si riconoscono subito perché contengono tutti la parola “morte”. Anche per i Baustelle, band di culto originaria di Montepulciano, il riferimento al trapasso è inevitabile, dunque non ci si stupirà se ‘Pesaro’ la canzone di apertura della loro ultima fatica discografica, El Galactico, più che un inno alla pizza Rossini, come forse qualcuno si augurava, diventa invece il paradigma di uno stato d’animo diviso tra amore e morte, gioia e angoscia. "Eravamo a Pesaro per suonare all’alba a un concerto – ha raccontato Francesco Bianconi, leader del gruppo, in una recente intervista sulla rivista Cromosomi –. Siamo arrivati il giorno prima, in una sera magnifica di inizio estate, e appena entrato in hotel ho ricevuto una chiamata in cui mi è stata comunicata una notizia tragica. Credo che la canzone parli di questo, del provare dolore profondo mentre fuori splende il sole; e mentre vorresti morire, essere altrove, lontano dagli ombrelloni, dal vociare della gente, dall’azzurro e dal celeste, riuscire invece a trovare in qualche modo un appiglio per stare in piedi e continuare ad amare".
Una dimensione totalmente personale e profondamente umana, che però si apre anche a uno sguardo ironico e talvolta feroce sulle contraddizioni, i tic, le velleità di una città di provincia. È proprio questo impasto dolceamaro ad abbagliare lo sguardo di Bianconi, che a Pesaro trova una “crush di amore e morte”, ovvero una sbandata, un’infatuazione, ma detta con le parole della Gen Z, la generazione dei 15-30enni che hanno sostituito i Millennial, ormai compassati uomini e donne di mezza età.
Il testo della canzone è una carrellata di immagini che probabilmente Bianconi ha immagazzinato in quell’estate del 2023, quando insieme alla splendida voce di Rachele Bastreghi e con gli altri componenti della band, si esibì all’alba in Baia Flaminia, evento di punta del CaterRaduno, davanti a migliaia di fan entusiasti della pur faticosa alzataccia.
Sulle note di una ballata che entra subito in testa c’è il mare che brucia, gli alberghi celesti, ma pure i morti di fame e i ragazzi che si filmano credendosi più grossi del normale, plastica immagine di una città che ambisce a ritagliarsi una scena nazionale, una città da nord delle Marche più che sud della Romagna, rappresentandosi più a la page e performante di quanti probabilmente sia o appaia.
Insomma, se per Calcutta, altro big della scena musicale indipendente, Pesaro è una donna intelligente, per i Baustelle il discorso è più complesso. Un altrove distopico, come si direbbe oggi, dal fascino comunque irresistibile. Dopo “Romantico a Milano”, brano cult dei Baustelle, oggi tocca a Pesaro prendersi malgrado tutto la scena.
Benedetta Iacomucci