
Gli studenti non dimenticano. La storia unica di un salvataggio e fiori sulle pietre d’inciampo
La giornata della Memoria inizia oggi con un corteo silenzioso, composto da istituzioni e studenti, che dalla sinagoga, in via delle scuole, raggiungerà Piazza del Popolo: insieme al Prefetto, Emanuela Saverio Greco, Marco Perugini, presidente del Consiglio comunale e l’assessore Camilla Murgia deporranno un mazzo di rose bianche sulle pietre d’inciampo incastonate nel porfido. La ceramica riproduce i titoli di giornale che strillano l’entrata in vigore delle leggi razziali, tra le note acute della Shoah, mentre al bianco dei petali è invece affidata la riflessione intima della comunità che nel rispetto del sabato ebraico ha rimandato a lunedì 29 un fitto programma di iniziative.
La cerimonia istituzionale sarà, quindi lunedì, allo Sperimentale, dalle ore 9,30 con il Consiglio comunale in seduta straordinaria e proseguirà con molte altre inziative il pomeriggio. "Durante la ricorrenza, dalle ore 10, consegneremo, le medaglie d’onore – ha detto ieri, in conferenza stampa, il vice prefetto Antonio Angeloni – agli eredi di Silvio Alessandrini di Serra Sant’Abbondio, di Michele Gallizioli (Pesaro), di Settimio Guidi (Pesaro) e di Luigi Quarti (Fano). Sono medaglie conferite ai cittadini deportati e internati nei lager nazisti obbligati al lavoro coatto per l’economia di guerra nel secondo conflitto mondiale. La Prefettura ha avuto sempre una sponda eccezionale nelle istituzioni scolastiche e nel Comune: ho sempre notato quanto la testimonianza dei sopravvissuti facesse presa sui giovani. Il rispetto e l’empatia per quei nonni dal trascorso difficilissimo ha impresso il valore dell’impegno civile e l’importanza della Pace. Oggi è sempre più raro poter ascoltare da un sopravvissuto cosa sia stata la Shoah e diventa imprescindibile la trasmissione della memoria, quale antidoto a quel passato di violenza aberrante". In questo i giovani rappresentano l’esercito del bene. E’ d’accordo Alessandra Belloni, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale che cita il monito di Liliana Segre: "“Dopo che le nostre flebili voci si silenzieranno, chi ricorderà?” ha detto la senatrice a vita – osserva Belloni –. A quella domanda rispondono i giovani delle scuole e i loro insegnanti che ogni anno fanno un preziosissimo lavoro di scoperta e restituzione di un patrimonio civico fondante della Pace e del rispetto reciproco".
Verissimo. "Il tema 2024 – osserva l’assessore Murgia – è stato quello dei cosiddetti “Giusti tra le nazioni, coloro che rischiarono la propria vita per salvare gli ebrei dallo sterminio nazista". Sin dal 1963 una commissione della Corte suprema israeliana fu incaricata di conferire questo titolo e fino ad oggi i Giusti, riconosciuti dallo Yad Vashem (l’ente l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme) sono oltre 20mila e di questi quasi 400 sono italiani. Quest’anno l’esplorazione degli studenti pesaresi, guidati dalle insegnanti Paola Moresco e Francesca Cecchini del liceo Mamiani, si è concretizzato in una mostra illuminante che verrà inaugurata a Palazzo Gradari lunedì alle ore 17,30 da titolo: "Besa, un Codice d’onore". "Visitabile per l’intera settimana – spiega Murgia – la mostra, animata da una ventina di potenti immagini del fotografo Norman Gershman, racconta la storia unica di un gruppo di albanesi mussulmani che salvando gli ebrei al tempo della Shoah, sono tra i Giusti". L’approfondimento è stato accompagnato dalla consulenza storica dell’Istituto Istoreco di Reggio Emilia. "Il direttore Matthias Durchfeld – conclude Murgia – sarà con noi all’inaugurazione". Secondo quanto divulgato dallo Istoreco, la parola “Besa“ significa letteralmente “mantenere una promessa“ e “colui che agisce secondo questo codice d’onore è persona a cui si può affidare la propria vita“. L’aiuto offerto ad ebrei è motivo di orgoglio nazionale: a seguito dell’occupazione tedesca nel 1943 la popolazione albanese non consegnò le liste degli ebrei, anzi fornì copertura, riparo e protezione assoluta. Tutti gli ebrei residenti in Albania si salvarono ad esclusione di una sola famiglia. "Nel villaggio eravamo tutti musulmani. Davamo rifugio ai figli di Dio in nome del nostro Besa" ha detto Lime Balla, anche lei tra i Giusti e volto umano e magnetico presente in mostra.