Inaugurare una nuova casa è sempre emozionante. Se poi si tratta di una casa-famiglia, in cui una giovane coppia è capace di accogliere i più piccoli e i più deboli, seguendo con i fatti il Vangelo in cui crede, diventa una festa. E lo è stata veramente, lo scorso 13 ottobre, l’apertura de "La perla preziosa", che si è trasferita dal cuccuzzolo di Monte Santa Maria - dove tutto era cominciato 14 anni fa, grazie al sogno di Francesco Simonetti e Nicoletta Poderi - a Candelara, di fianco alla Pieve. Dove una ex scuola di cucito e ricamo costruita quasi un secolo fa dall’associazione "Pie Artigiane cristiane" è diventata oggi la casa di questa giovane coppia e dei loro otto figli, cinque naturali e tre in affido, con fragilità diverse come nello spirito della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, di cui fanno parte.
"E’ stata una giornata meravigliosa - raccontano Francesco, 44 anni, e Nicoletta, 42 - : ci siamo sentiti abbracciati non solo dalla chiesa ma anche dalla città perché c’era tantissima gente, anche inattesa: persone che abbiamo incontrato in questi anni e ci hanno aiutato. Siamo contenti anche per la parrocchia di Candelara, per questo territorio in cui vogliamo portare la gioia di vivere questa vita, nonostante il quotidiano sia impegnativo e tosto". Il progetto ha avuto tempi lunghi, anche per i costi aumentati dopo il Covid, ma nessuno ha mai mollato la volontà di concludere l’impresa: "Mettere insieme tante figure diverse, dalla diocesi alla comunità Papa Giovanni XXIII, dalla parrocchia alla Pro loco, fino al Pio Sodalizio è stato complesso ma molto bello. Esserci riusciti e vedere la felicità di tutti è stupendo: la gente era contenta per noi come se la casa fosse la loro, questo ci ha commossi".
I primi ad aver aperto una nuova strada per "La Perla preziosa" sono stati don Enrico Giorgini e Giorgio Paolucci, che al tempo rappresentava le suore del Pio sodalizio artigiane cristiane come curatore legale. "Nel momento in cui quest’ordine religioso laico stava chiudendo, don Enrico ha avuto l’idea di chiedere se ci fosse un posto per noi più vicino a Pesaro, così che i nostri ragazzi fossero meno isolati e più coinvolti nella vita pesarese: l’avvocato Paolucci si è illuminato, immaginando che in quella casa destinata a rimanere vuota, si poteva proseguire un’opera caritatevole".
Nel giorno della festa l’arcivescovo Sandro Salvucci ha lanciato parole significative: "In questo tempo siamo troppo chiusi nei nostri appartamenti, siamo quindi come appartati. La casa famiglia invece ha porte di vetro, come richiede la comunità Papa Giovanni". Tutti ci hanno messo del loro in questa piccola grande impresa: chi le mattonelle, chi la vernice, aiutando ciascuno secondo le proprie competenze. La presenza sul cantiere di Francesco e Nicoletta ha motivato tutti: "Conoscendo meglio il progetto tanti ci hanno fatto lo sconto, qualcuno ha lavorato gratis, molti sono venuti anche alle cene di beneficenza. Non potremo mai dimenticarlo e ora ripartiamo con slancio in un luogo in cui ci sarà più socialità per i nostri figli".