SOLIDEA VITALI ROSATI
Cronaca

Fenomeno baby gang. L’abbraccio del sindaco al ragazzino picchiato

Il 14enne vittima dei bulli al Campus ha partecipato con la famiglia al convegno . La madre: "Mio figlio sta recuperando, ora quello che voglio è la sua serenità". .

Il 14enne vittima dei bulli al Campus ha partecipato con la famiglia al convegno . La madre: "Mio figlio sta recuperando, ora quello che voglio è la sua serenità". .

Il 14enne vittima dei bulli al Campus ha partecipato con la famiglia al convegno . La madre: "Mio figlio sta recuperando, ora quello che voglio è la sua serenità". .

"E’ rivoltante sapere che chi ti ha fatto del male ancora ti minaccia. Quello che mi sento di dirti è però di avere fiducia nella giustizia". Il sindaco Andrea Biancani parla al 14enne che è stato picchiato con brutalità, fuori dalla scuola, da due sedicenni, al Campus scolastico di via Nanterre. Il ragazzo, ieri era in Piazza del Popolo, con i genitori. La madre ha riconosciuto Biancani e si è avvicinata. Il primo cittadino e la famiglia hanno varcato insieme la soglia della Prefettura, dove ieri, c’è stato un importante convegno, organizzato dall’ordine degli avvocati, sul "Fenomeno delle baby gang, microcriminalità e disagio giovanile" a cui sono stati invitati. Al tavolo dei relatori il convegno ha schierato il procuratore della Repubblica, Marco Mescolini; il questore Francesca Montereali; il neuropsichiatra infantile Giovanni Battista Camerini; il presidente dell’Ordine degli avvocati, Arturo Pardi e l’avvocato Cinzia Fenici. Nella solennità del salone metaurense la famiglia ha trovato posto, mischiata ad un parterre di avvocati, autorità civili e militari, amministratori pubblici, politici e molti educatori, appartenenti sia al mondo della scuola che a quello del terzo settore. In prima fila il prefetto Emanuela Saveria Greco; la presidente del Tribunale di Pesaro, Lorena Mussoni, il procuratore generale della Repubblica, Roberto Rossi.

Con molta attenzione la platea, per più di due ore, ha ascoltato la descrizione di un fenomeno preoccupante. Come ha spiegato Mussoni: "Il fenomeno delle baby gang, purtroppo è in espansione e desta particolare allarme sociale per quel senso di impotenza che gli adulti provano davanti a comportamenti connotati da particolare violenza, compiuti da giovanissimi criminali in un contesto urbano. Le baby gang sono composte da minori mediamente tra i 7 e i 14 anni. E’ un fenomeno che presuppone un approccio multidisciplinare perché deve essere inquadrato e capito correttamente sotto il profilo giuridico, criminologico, sociale e psicologico. Perché, come ha detto giustamente il prefetto Saveria Greco, una delle maggiori cause, di questa devianza è proprio il disagio sociale. Un fattore che può nascere in un contesto di degrado non sempre economico e materiale, ma più spesso caratterizzato da povertà educativa e relazionale".

Un concetto ribadito praticamente da tutti i relatori e dimostrato dai tre fatti, accaduti tra Pesaro e Fano, citati dal questore Montereali. La sintesi del procuratore Mescolini è diventata la stella polare per orientare l’approccio al fenomeno. Il procuratore ha richiamato i gravi reati che ravvisano la condotta dei giovanissimi criminali: estorsione, lesioni gravi, rapine. "Tutti delitti non estemporanei – ha detto il procuratore –, legati, secondo il codice penale, dal medesimo disegno criminoso di determinare la supremazia sull’altro. Il fenomeno di aggregazioni giovanili che raccolgono un disagio e si esprimono come evidenziato anche dai relatori qui presenti, è reale". Il procuratore ha invocato l’esigenza di comprendere, per chiamare i fatti con i loro nomi ed evitare di compiere ingiustizie. "Rispetto a questo occorre un intervento proporzionato da parte nostra – ha concluso Mescolini –. Credo che il convegno di oggi aiuti, quale convocazione ad una consapevolezza comune da parte di tutti". Un discorso, quello del procuratore che è piaciuto a Silvio Cattarina, fondatore della comunità di recupero l’Imprevisto: "La questione è soprattutto educativa: il procuratore ha colto l’essenza parlando di supremazia. Qui non c’è un problema di povertà, di miseria. Spesso gli autori di reato sono ragazzi che provengono da famiglie agiate. A mancare sono i modelli positivi. Motivi adeguati per impegnarsi positivamente ed essere propositivi". Per tutto il tempo la mamma del giovane, vittima del pestaggio, ha ascoltato, sperando di trovare soluzioni in un sistema che possa emancipare il figlio dall’offesa subita. "La mia speranza è che queste parole, significative, trovino presto sostanza nei fatti – ha detto la signora –. La mia famiglia ancora non ha percepito questa possibilità di tutela. Il trauma è profondo. Mio figlio sta recuperando, anche grazie alla scuola, ma è ancora molto scosso. Quello che voglio è la sua serenità".