
Guardia di Finanza di Pesaro
Pesaro, 16 dicembre 2020 - Chiusa l'inchiesta a Pesaro nei confronti dell'ex direttore provinciale del 2017 dell'Agenzia delle Entrate. Per lui ed altri sei imputati il pm Valeria Cigliola ha chiesto il rinvio a giudizio ipotizzando, dopo una lunga inchiesta della Finanza di Pesaro, il reato di "induzione indebita a dare o promettere utilità".
Una ottava persona indagata ha chiesto e ottenuto la misura alternativa della messa alla prova. L'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate, col suo comportamento, avrebbe fatto ottenere uno sconto agli imprenditori 'amici' di 1,2 milioni di euro con evasione di tasse per 480mila euro. Il nome dell'ex direttore, Elio Borrelli, 65 anni, è salito alla ribalta nel 2017 quando venne arrestato per ordine della magistratura di Venezia per aver realizzato lo stesso sistema: abbattimento degli accertamenti in cambio di utilità per il direttore. Il quale non sapeva che al momento del suo trasferimento a Pesaro era sotto intercettazione della Finanza di Venezia e dunque gli inquirenti prevedevano la replica del 'protocollo' Borrelli anche qui, cosa che si è puntualmente verificata. Si legge nella nota della Finanza:
"L’atteggiamento dell’alto dirigente, appena giunto dalla sede di Pesaro, è stato quello di avere rapporti con autorità locali, professionisti e imprenditori del territorio, adottando modalità confidenziali e finalizzate ad ottenere favori personali. Fattore comune dei casi attenzionati è stato riscontrare che, in concomitanza o comunque nella fase di definizione degli accertamenti individuati, l’ex Direttore ha sempre avanzato richieste di carattere personale agli imprenditori e/o ai loro consulenti, integrando le condotte di cui all’art. 319 quater c.p “induzione indebita a dare o promettere utilità”.
Questo reato, che prevede anche la punizione del soggetto passivo, sebbene con una pena più mite, si distingue dalla concussione in quanto il pubblico funzionario esercita una pressione morale “lieve” sulla libertà di autodeterminazione del destinatario, il quale avanti a una scelta discretamente libera, sceglie di accettare la richiesta della prestazione non dovuta, allettato dalla prospettiva di un profitto personale futuro o attuale. Le richieste dell’ex Direttore si sono concretizzate, prevalentemente, nel far ottenere o promettere assunzioni lavorative – molte delle quali concluse con l’ottenimento del posto di lavoro o del contratto di collaborazione - alla figlia, alla compagna e al nipote di quest’ultima, garantendo forti abbattimenti di base imponibile o di imposta a carico degli imprenditori, con la redazione di atti illegittimi di conciliazione e/o la creazione di rapporti privilegiati di confidenza e amicizia, lasciando intendere prospettive di futuri favori e utilità. Le controparti resisi disponibili a soddisfare le predette richieste sono stati, per conto di aziende con sede nella competenza della Direzione Provinciale delle Entrate di Pesaro-Urbino, gli amministratori o consulenti delle stesse, molti dei quali residenti in altre province della Marche e in Campania, ma tutti con evidenti interessi a procurarsi rapporti privilegiati con un così alto funzionario, dalle molteplici e spesso prestigiose conoscenze in varie zone di Italia.
Giova specificare che il dirigente pubblico ha sempre operato personalmente nella cura dei propri interessi e non è stato riscontrato il coinvolgimento di altri funzionari dell’Agenzia. Al termine della complessiva attività investigativa è stato possibile quantificare che le condotte degli indagati hanno generato una sottrazione di circa 1,2 milioni di euro di base imponibile dagli accertamenti fiscali e di 480.000 euro tra imposte, sanzioni e interessi alle Casse dello Stato. Gli esiti delle indagini sono stati inoltre trasmessi alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Ancona per i profili attinenti il danno erariale da attribuire in capo all’ex Direttore Provinciale, ora in pensione".