ALICE MURI
Cronaca

Erano quelli che odiavano le donne. Ora si incontrano per riabilitarsi: "Già 80 richieste. Molti giovani"

Numeri in crescita per il progetto della Labirinto rivolto a uomini maltrattanti gestito dagli psicologi "Arrivano volontariamente. Oppure vengono indirizzati dai consultori, dagli avvocati o dal tribunale".

Erano quelli che odiavano le donne. Ora si incontrano per riabilitarsi: "Già 80 richieste. Molti giovani"

Erano quelli che odiavano le donne. Ora si incontrano per riabilitarsi: "Già 80 richieste. Molti giovani"

Quando si parla di violenza sulle donne, l’obiettivo primario di tutte la rete assistenza è la tutela di chi ha subìto quell’abuso e dei figli che troppo spesso assistono alla violenza. Ma a Pesaro c’è un progetto, chiamato "Dico tra Noi - Cuav" e gestito dalla cooperativa Labirinto, che si rivolge agli uomini maltrattanti, cioè a coloro che hanno agito o temono di agire con violenza nei confronti di donne o di minori, pensato per offrire loro un percorso di consapevolezza e cambiamento, attraverso la trasformazione di comportamenti violenti in rapporti paritari. "Si tratta di un servizio avviato nel 2021 – spiega Simone Poggiali, psicologo e coordinatore del progetto – per cui si sono già rivolti a noi circa 80 uomini, ma al momento, a causa di risorse contenute, riusciamo ad offrire assistenza a circa una trentina di questi. Le persone che si rivolgono a ‘Dico tra Noi’ possono arrivare in modo volontario, o vengono indirizzati da noi dai consultori o consigliati dagli avvocati che li assistono, oppure si tratta di uomini che sono stati condannati e allora vengono indirizzati dal tribunale. Quest’ultimo caso è l’unico in cui l’assistenza che offriamo non è gratuita: è la legge a stabilirlo – spiega – mentre in tutti gli altri casi il percorso riabilitativo non ha spese".

Poggiali entra nel dettaglio del servizio offerto: "Attualmente abbiamo creato un gruppo di 15 uomini, che si incontra una volta ogni 15 giorni, insieme ad uno psicologo ed una psicologa con cui fanno una terapia di gruppo, così che possano anche confrontarsi tra loro, non soltanto tramite la parola, ma anche utilizzando ad esempio il linguaggio del corpo o delle tecniche specializzate ed esercizi tipici del teatro. In alcuni casi invece abbiamo preferito avviare dei colloqui individuali: magari si tratta di uomini che hanno concluso il percorso lo scorso anno ma che vogliono continuare a fare incontri con lo psicologo. In un caso in particolare invece si tratta di una persona che è stato accusato di reato sessuale, che preferiamo non far partecipare agli incontri di gruppo".

Chi sono infatti gli uomini che si rivolgono al centro è lo stesso responsabile a spiegarlo: "Si tratta di persone che sono state autori di maltrattamenti, molestie ed alcuni sono anche casi di stalking. Devo però sottolineare che nell’ultimo anno abbiamo ricevuto sempre più richieste da giovani di 20-25 anni e di autori di reati sessuali, anche su minori. Questo ci fa pensare alla necessità di dover organizzare un gruppo dedicato, dove queste persone possano seguire il percorso più corretto. Purtroppo, però, per mancanza di risorse, al momento non riusciamo a garantire il servizio a tutti quelli che si sono rivolti a noi".