BENEDETTA IACOMUCCI
Cronaca

Il giallo di Ematologia. Carlo Lucarelli in tv: “Il mistero resta irrisolto”

Il figlio del professore che fu accusato e poi assolto per le morti in reparto dice: “Sarebbe stato bello indagare sul suicidio dell’infermiere per scoprire la verità”

Lo scrittore Carlo Lucarelli ospite di Peter Gomez a “La Confessione” per parlare del padre Guido Lucarelli

Lo scrittore Carlo Lucarelli ospite di Peter Gomez a “La Confessione” per parlare del padre Guido Lucarelli

Pesaro, 15 gennaio 2025 – “Quando muore qualcuno, sparisce dall’investigazione e i misteri restano misteri. Per questo penso, anche da giallista abituato a ’pensar male’, che sarebbe stato bello indagare sulla sua morte”. La morte, per suicidio, è quella dell’infermiere di Ematologia sospettato di essere la “manina” che sabotò le trasfusioni, mentre a chiedere o quanto meno a desiderare che sia fatta chiarezza è Carlo Lucarelli, scrittore di fama, che ha intrecciato l’intero corso della sua vita con alcuni dei più grandi misteri italiani, e che sabato scorso, ospite di Peter Gomez a “La Confessione”, ha ripercorso per alcuni minuti l’enigma insoluto che forse più di qualsiasi altro l’ha scosso, perché ha coinvolto il padre Guido Lucarelli, che fu accusato e poi assolto per la morte di nove persone ricoverate nel reparto di Ematologia che lui dirigeva. Era il 1998: un’epidemia di epatite B uccise 9 pazienti ricoverati nel rinomato reparto dell’inventore del trapianto di midollo osseo, l’idolo di tanti bambini strappati alla talassemia. Il perché si fosse diffuso quel contagio non si è mai appurato: si è indagato per sporcizia e negligenza ma in tutte le sentenze si è parlato soprattutto di sabotaggio, una tesi rimasta però senza riscontri. L’unica verità giudiziaria è quella stabilita nel 2005 dalla Corte d’Appello di Perugia, che ha assolto il professor Lucarelli dall’accusa di omicidio colposo, ma non ha mai dipanato il mistero di quelle morti assurde, avvenute non per le patologie del sangue per le quali i malati erano stati ricoverati.

“Parliamo di un ospedale d’élite – ha detto Carlo Lucarelli riferendosi al presidio di Muraglia del San Salvatore – dove lavora l’inventore del trapianto di midollo. Ma proprio in quell’ospedale meraviglioso, dove non è mai avvenuto niente, le persone a un certo punto si ammalano per una trasfusione che viene da un paziente. Cos’è successo? Si parla di sperimentazione, si parla di malasanità, poi si fa avanti l’idea del sabotaggio per un rancore nei confronti dell’ospedale e di mio padre”. Ipotesi che Carlo Lucarelli fa sua e ribadisce in televisione nel 2004, ospite del programma “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli, ricavandone una denuncia per diffamazione da cui verrà assolto nel 2010. Ma è in quella circostanza televisiva che Lucarelli fa il nome dell’infermiere, verso il quale convergevano le accuse di un’altra superteste, sospettato del sabotaggio, e che si toglierà la vita alla vigilia dell’incontro con i magistrati. L’idea è che l’uomo abbia contaminato intenzionalmente il sangue, non però con l’intenzione di uccidere, ma per “sputtanare”, usa questo termine Lucarelli, il reparto e l’ospedale. Purtroppo però la cosa sarebbe andata oltre la sua volontà.

“È una vittima anche lui – dice Carlo Lucarelli –. Quando ho saputo che si era tolto la vita ci sono rimasto male, mi è dispiaciuto. Non so se c’entra lui, se è stato lui. Sarebbe stato importante saperlo. Altrimenti – aggiunge accennando ad alcuni particolari incongrui a proposito del ritrovamento del corpo – i misteri restano misteri”. E questo resterà forse il suo mistero più grande.