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Cronaca

Edoardo Bennato e quelle canzoni registrate a Pesaro

Nei ricordi del cantautore il mitico concerto del 1977 allo storico palasport di viale Marconi

di Claudio Salvi

Uscirà l’8 ottobre la versione celebrativa del 45esimo anniversario de "La torre di Babele", album storico di Edoardo Bennato del 1976. Il disco, oltre a includere la versione rimasterizzata delle canzoni del primo disco conterrà anche due registrazioni dal vivo realizzate tra il ‘76 e il ‘77 in compagnia di Roberto Ciotti e Tony Esposito recuperate dallo stesso artista partenopeo.

Tra queste "tre chicche" registrate al vecchio Palasport di Pesaro in viale Marconi in occasione di uno storico concerto: quello tenuto il 19 settembre del 1977; una performance che molti giovani pesaresi di allora hanno ancora scolpita nella memoria per i disordini che la accompagnarono. Fu un concerto a dir poco movimentato in un periodo nel quale il Paese viveva tensioni sociali e politiche. Non a caso quegli anni furono ribattezzati "di piombo" e non era infrequente che i concerti dal vivo nei palasport diventassero il detonatore per episodi di violenza. Nel mirino soprattutto i cantautori "non allineati", ovvero quelli che nei testi delle canzoni ai temi sociali e politici preferivano cantare l’amore, i viaggi, i sogni, le utopie. E a Pesaro quel concerto di Bennato creò non pochi disordini finendo per coinvolgere direttamente lo stesso protagonista. E’ Bennato stesso, nella ricostruzione delle vicende legate alla sua carriera a ricordare quel turbolento concerto del quale il disco in uscita pubblica tre canzoni: "Mangiafuoco"; "Ma chi è?" e "Cantautore". "Una sera – racconta Bennato - cantai a Pesaro. Dopo quello che era successo a Francesco De Gregori (che qualche sera prima fu duramente contestato da un gruppo di estremisti), il mixer nei palazzetti non lo mettevamo più di fronte al palco, ma dietro per protezione. Di Polizia neanche l’ombra. Io ero solo sul palco con tamburo a pedale, armonica, chitarra, kazoo, occhiali neri. Faccio i primi pezzi e a un certo punto vedo che dei ragazzi che sfondano. Ho pensato subito ad una squadra di Avanguardia Operaia e mi accorgo invece che erano solo dei figli di papà che si divertivano a fare gli estremisti per "moda"; un gruppo di Bologna con il volto travisato da un fazzoletto. Mi urlavano "Bennato, Bennato, il sistema ti ha comprato". Che cosa? Comprato?.. A me? Allora ribatto a tempo e tutto il Palasport canta con me: "Ma chi è? Li ho tenuti a bada per un pò". Invece, come raccontano le cronache, dopo poco la situazione degenera. Si spengono improvvisamente le luci e subito scoppia una rissa. "Vedo – racconta Bennato - mio fratello Giorgio e Massimo e Aldo Foglia del mio staff, che vanno verso di loro e parte una scazzottata furibonda. Ricordo che sono saltato anch’io giù dal palco roteando l’asta del microfono spiazzando tutti e menando pure io le mani contro questi fessi".

Dopo poco, tra il tifo del pubblico presente, tutto torna alla calma. Io riprendo il palco urlando al microfono con rabbia: "Ma chi c..o so stì quattro scurnacchiati?". Bennato racconta quel che è successo poi. "Più tardi in camerino venne a salutarmi il sassofonista Bob Fix, parlava mezzo americano e mezzo italiano. Mi dice "Edoardo, bellissimo, pareva un match di pugilato".