REDAZIONE PESARO

"E’ una ventosa per il salasso quella che si ritiene una granata"

Nuovi studi sulla simbologia del duca Federico. In arrivo un saggio che ribalta. molte “credenze“ consolidate

di Antonio Conti *

La mostra intitolata Federico da Montefeltro e Gubbio “Lì è tucto el core nostro et tucta l’anima nostra“ (a Gubbio, fino al 2 ottobre), organizzata per celebrare i 600 anni dalla nascita del duca, è stata l’occasione per riprendere un tema che sembrava ormai acclarato da una vasta storiografia: quello delle imprese di Federico. Le imprese sono quegli emblemi figurati che i principi del tardo Medioevo e del Rinascimento usavano per autorappresentarsi, accanto ai tradizionali stemmi di famiglia. Nei palazzi ducali di Gubbio e soprattutto di Urbino, così come nei codici miniati della biblioteca creata da Federico, compaiono innumerevoli volte l’ermellino, lo struzzo e altre figure talvolta accompagnate da cartigli con motti.

Chiamato a scrivere delle insegne del duca nel breve saggio del catalogo della mostra eugubina, ho affrontato il tema a me consueto dell’araldica con solide basi di ricerche da me già compiute, ma nell’affrontare per la prima volta il tema delle imprese, mi sono reso conto che quasi tutto quanto sapevamo sulla base di una storiografia quasi secolare, era sbagliato. La tradizione che avvolge gli emblemi del duca, riproposta ad esempio in un’altra mostra organizzata per le celebrazioni federiciane, Sapientia, pietas et otium al tempo del duca Federico di Montefeltro (a Urbino fino al 30 ottobre), non trova fondamento nella realtà. Così ho dovuto intraprendere una lunga ricerca che si è concretizzata in un saggio di prossima pubblicazione (Discorsi sulle imprese di Federico di Montefeltro. Storiografia e nuove ricerche su divise, imprese e livrea) nel quale riporto allo stato di realtà le imprese federiciane, fornendo a storici, storici dell’arte, una base credibile dalla quale potranno procedere con ulteriori studi certamente necessari. Andrà rivisto, ad esempio, tutto quanto è stato scritto su quella che il mio studio chiarisce essere stata la principale impresa di Federico: quell’oggetto che è costantemente e unanimemente ritenuto una granata esplodente, ma che è invece (pur essendo rappresentata in fogge differenti) è sempre e solo una ventosa per il salasso, come del resto affermato da Andrea Palazzi nel XVI secolo ed altri autori poi totalmente caduti nell’oblio. Ma anche le imprese sforzesche della scopetta e della moraglia (morso di cavallo) andranno riconsiderate per quello che sono, per l’appunto imprese sforzesche e non montefeltresche.

* studioso di araldica