FRANCO
Cronaca

È morto Gianfranco Mariotti. Il suo Rof ha ridato Rossini al mondo. E Pesaro non è più stata periferia

Se n’è andato a 91 anni il padre del festival lirico che vide la luce il 16 agosto del 1980. La gioventù tra basket e tennis, poi la folgorazione per il Cigno. E una stella polare: l’alta qualità.

È morto Gianfranco Mariotti. Il suo Rof ha ridato Rossini al mondo. E Pesaro non è più stata periferia

Se n’è andato a 91 anni il padre del festival lirico che vide la luce il 16 agosto del 1980. La gioventù tra basket e tennis, poi la folgorazione per il Cigno. E una stella polare: l’alta qualità.

Bertini

I grandi vecchi sono come le querce secolari, ti accorgi di loro quando non ci sono più, guardi uno spazio improvvisamente vuoto e inutile, non godi più delle loro ombre rinfrescanti e il sole malato ti picchia sulla testa senza più alcun riparo. Nel giro di pochi mesi a Pesaro ne abbiamo perse due di grandi querce, prima Glauco Mauri, adesso Gianfranco Mariotti. L’Anno di Capitale della cultura sarà ricordato anche per questo, per la cultura autentica che si è portata via due grandi pesaresi attivi sullo stesso fronte: l’arte vera, che è semplice se hai animo e bravura per renderla tale, ma mai facile. Eppure, pensando a , la prima immagine che si compone è piazza del Popolo di sera, col giovane Mariotti che cazzeggia di amori, basket amatissimo, tennis praticato, pacchetto di "Mercedes" a portata di mano. Lo stadio estetico della vita, la quantità che si sublima in qualità, una specie di chiamata come succede ai privilegiati, quelli per i quali una sinfonia di Rossini, la cupola di Brunelleschi, un’entrata a canestro dalle movenze ballerine, un rovescio che si spegne sulla riga bianca hanno dietro una sola architettura che li regge, la bellezza. Volle Rossini, ma pretese e conquistò quello che stava scritto davvero sugli spartiti critici.

La storia dice che la statura di Mariotti non si misura tanto dall’idea di organizzare un Rossini Opera Festival, Rof, la cui prima edizione vide la luce il 16 agosto del 1980 con "La Gazza ladra", ma di averlo realizzato, portato e mantenuto a livelli altissimi, fondato su una filologia critica dell’intero repertorio, con le opere che prima entravano in laboratorio e poi andavano in scena, senza mai nulla concedere al folklore e alla facile popolarità invocata da molti, anche importanti, che non avevano percepito la profondità della concezione che stava dietro. Pesaro deve al Rof la sua uscita perentoria dal bozzolo di città periferica e di periferia, il Rof deve a Mariotti la sua natura che gli ha consentito di essere riconosciuto in ogni parte del mondo, come un grande vino per il quale basta il nome.

Era nato nel 1933, in un giugno che lui rivendicava fatidico e prolifico per aver dato i natali anche al regista Luca Ronconi e al direttore d’orchestra Claudio Abbado. Tutto detto e ridetto cento volte, passato ormai fra i canoni storici dell’avvenimento. Meglio ricordarlo joycianamente nelle vesti dell’"artista come giovane uomo", quando, prima dello sconvolgente incontro col suo grande concittadino Gioachino Rossini, svolazzava concionando di tennis, fede juventina e competente passione baskettara. Erano gli anni della "infanzia di un capo", un processo di formazione, un liberarsi delle scorie prima di inoltrarsi nell’intricata foresta della musica rossiniana facendola riemergere nella verità e bellezza degli spartiti originali per riconsegnarla, attraverso il Rof, al godimento della città e del mondo.