Tavullia (Pesaro), 11 agosto 2024 – “Non volevo ucciderlo. Ho cercato solo di difendermi. Ho avuto molta paura, specialmente quando Idrizi ha estratto dai pantaloni il martello che pensavo fosse una pistola. Ho difeso mia moglie, mio figlio e me stesso. Idrizi ha colpito prima mia moglie e poi me con un martello. Cos’altro avrei potuto fare?”.
Si è svolta ieri mattina la convalida del fermo per omicidio volontario nei confronti di Artur Cerria, 37 anni albanese, fermato per aver accoltellato il 37enne albanese, Dritan Idrizi, pregiudicato per spaccio, mercoledì sera davanti all’abitazione del reo confesso a Tavullia, un casolare in via San Giovanni.
L’omicida è ora in carcere a Rimini. Per Idrizi è stata fatale una coltellata al cuore per un regolamento di conti e ieri mattina si è svolta anche l’autopsia effettuata dalla dottoressa Loredana Buscemi che ha confermato la presenza sul corpo di tre ferite da arma da taglio di cui una mortale al pericardio. Davanti al gip Gasperini, ieri mattina, c’è stata anche la convalida del fermo per Cuedari Gili, 28 anni, cameriere e Admir Shoshari, meccanico di 54 anni di San Giovanni in Marignano (in passato aveva gestito una carrozzeria a Cattabrighe), anche lui con precedenti per spaccio e anche lui, come la vittima, con svariati altri alias, accusati entrambi di lesioni gravi aggravate con concorso e con l’utilizzo di armi. Per loro è stata disposta la misura cautelare in carcere a Villa Fastiggi. Sul posto, mercoledì sera, sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Pesaro e di Riccione e del nucleo investigativo di Pesaro.
“Dritan ha tirato fuori dai pantaloni un martello da carpentiere e ha tentato di colpirmi – ha raccontato Cerria, difeso dagli avvocati Marco Defendini e Matteo Mattioli – Mia moglie con le mani alzate si è messa in mezzo ed è stata colpita dietro la testa. Io sono rimasto impietrito per un po’ e poi mi è venuto in mente che attaccato alle chiavi dell’auto che avevo in mano avevo un coltello richiudibile, con una lama di 10 centimetri e l’ho aperto. Nel frattempo Dritan mi ha colpito violentemente con il martello sulla spalla. In quel momento stavano arrivando anche gli altri due con in mano spranghe di ferro".
E ancora: “Per difendermi ho allungato il braccio destro per colpirlo con il coltello e sono riuscito ad affondare una o due coltellate, credo alla pancia o al fianco. Poi mi ha colpito con una martellata dietro alla testa e sono caduto a terra. Mentre ero a terra gli altri due picchiavano mia moglie”. Le indagini sono condotte dalla Procura di Pesaro, la capo procuratrice Maria Letizia Fucci ha sottolineato il “contesto violento e pericoloso, con dinamiche criminali, di vendetta e fazioni ben precise”. Tra i due gruppi c’erano dissidi e conti in sospeso risalenti anche a diversi anni prima, forse anche per questioni legate allo spaccio.