ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

Disabile volò nel vano scala. Risarcito con 200mila euro

Il fatto avvenne sette anni fa in una residenza psichiatrica di Pergola. Secondo il giudice "non doveva essere lasciato senza sorveglianza".

Disabile volò nel vano scala. Risarcito con 200mila euro

Maxi risarcimento di quasi 200mila euro ad un disabile ricoverato in una residenza psichiatrica di Pergola. Cadde nel vuoto sporgendosi da una ringhiera: i traumi riportati furono molto gravi e lo costrinsero immobile a letto per mesi. La decisione del tribunale civile di Pesaro arriva quasi sette anni dopo quel 21 settembre del 2017 in cui l’allora 46enne originario della valle del Cesano, affetto da psicosi psico-affettiva e ospite da un paio di mesi della struttura "Casa Godio" di Pergola, "si gettò deliberatamente dalla ringhiera – si legge nella sentenza -, alta poco più di un metro, posta a protezione del vano scale che conduceva alle caldaie, procurandosi gravi lesioni".

"La struttura, gestita da una cooperativa – racconta l’avvocato Raffaella Ricci, difensore del disabile ora 53enne -, ospita persone che non sono in grado di gestirsi da soli neppure un’ora. Questo comporta un obbligo di assistenza e sorveglianza h24 di pazienti non autosufficienti per impedire gravi lesioni verso terzi e verso sé stessi. Il mio assistito, invece, quella mattina si trovava senza sosrveglianza da solo in giardino insieme ad altri ospiti nelle sue stesse condizioni. Il personale era all’interno. Ha scavalcato la ringhiera ed è caduto nel vano caldaia. Nell’impatto si è fratturato il bacino e schiacciato alcune vertebre: gravi lesioni che lo hanno immobilizzato per 6 mesi. Senza considerare la spesa delle badanti che lo hanno assistito in tutto e per tutto per così lungo tempo".

Il tribunale ha accertato che il paziente psichiatrico della struttura non andava lasciato senza sorveglianza proprio a causa di una grave patologia caratterizzata da sintomi collegati all’umore, depressione, mania e dove il rischio di atti estremi contro sé stesso è molto alto: aveva già subito un Tso oltre ad avere un amministratore di sostegno. A seguito dell’incidente, dalle testimonianze raccolte del personale sanitario, era emerso che il giorno dell’incidente l’uomo "era stato lasciato vagare all’interno del giardino senza essere accompagnato da infermieri o operatori sanitari – si legge nella sentenza -. L’unica infermiera presente si trovava in un altro piano della struttura, lo psicologo era impegnato in un colloquio terapeutico e l’operatore socio sanitario era all’interno dell’edificio".

Il vano scala era protetto da una ringhiera alta poco più di un metro e senza altri sistemi di protezione e in effetti i testimoni in seguito hanno riferito che solo dopo l’infortunio è stata montata una recinzione a scopo preventivo. A risarcire le spese è stata pertanto condannata la cooperativa però, poiché l’incidente era previsto dal contratto assicurativo stipulato con un’assicurazione, quest’ultima è stata a sua volta condannata a manlevare la struttura.