"Vogliamo ancora continuare a chiamarlo’’diritto alla salute’?" A chiederselo è il padre di un ragazzo di vent’anni con gravi problemi psichiatrici. Si chiama Andrea Rossi, è di Mondolfo, istruttore di scacchi. Questa è la sua esperienza: "Mio figlio – scrive – è un paziente psichiatrico grave, che da almeno un anno attende un ricovero in struttura rieducativa, che ha sì commesso reati, ma possiede anche un potenziale enorme, che potrebbe farlo uscire dal suo stato di disagio e dargli la forza di riabilitarsi per ciò che ha commesso, peraltro in uno stato di presumibile e momentanea incapacità di intendere (in base a perizia). Questo però a patto di ricevere la dovuta assistenza".
"Non si può escludere – prosegue – che l’aggravamento del suo stato, noto sin dal suo arrivo in Italia nel 2010, se trattato con le opportune terapie avrebbe potuto essere almeno calmierato. La situazione dei servizi psichiatrici è che essi non hanno assolutamente le risorse per curare l’emergenza socio-sanitaria-educativa in atto. Mio figlio ha 20 anni e attende da mesi un intervento professionale, serio e mirato presso il Centro di salute mentale di Fano. In realtà lo attende da anni, dato che si tratta di una patologia di Adhd (disturbo da deficit di attenzione) mai trattata in maniera adeguata dall’Umee (Unità multidisciplinare età evolutiva), che sta degenerando anno dopo anno".
"Non posso dire se in altre regioni avrebbe avuto più attenzione, e non posso dire di non aver tentato, con le sole forze di famiglia, rivolgendosi a costosi specialisti in ambulatori privati, di fargli avere cure e attenzioni maggiori. Fatto sta che nel nostro Comune (Mondolfo) e nell’Ast di competenza, non si riesce ad accedere a una psicoterapia (lo psicologo è stato “tagliato” e non sostituito dopo qualche colloquio iniziale), non hanno mai attivato un centro diurno idoneo, e ora “non si trova” neppure una comunità in tempi accettabili. Più banalmente, non si riesce ad ottenere una rivalutazione diagnostica del suo disturbo (ma mi sono appena rivolto al centro Adhd di Ancona una volta ricevuta la “dritta” giusta, suggerimento che, con mia meraviglia, non è mai arrivato dal Csm di Fano presso cui mio figlio è in cura)".
"Accade che la sua rabbia lo renda violento, e potrebbe peggiorare. La nostra famiglia, ormai provata, deve continuare a farsi carico praticamente da sola (se si esclude l’intervento di un educatore per qualche ora ogni settimana) della gestione quotidiana dei suoi comportamenti, dei gravi momenti di scompenso, dei suoi attacchi di panico (se per i suoi svenimenti di questo si tratta), delle richieste continue di denaro, sopportando violenza verbale (per ora), e furti in casa praticamente ogni santo giorno. Tutto questo, nonostante il suo caso sia stato attenzionato dal giudice tutelare (gli abbiamo procurato un amministratore di sostegno) e quando sarà il momento purtroppo, lo sarà anche da quello penale. Se l’emergenza scoppiasse di nuovo e facesse qualcosa di più grave si dirà, da parte dei servizi sanitari: “Abbiamo cercato di fare il massimo”, “Non sospettavamo che arrivasse a tanto”. Lo chiamiamo ancora diritto alla salute?"
ben.i.