di Benedetta Iacomucci
C’è un secondo caso di febbre Dengue a Pesaro. Poca cosa, rispetto ai 122 ad oggi confermati a Fano (con 28 probabili), ma che hanno già prodotto le medesime conseguenze: l’avvio da parte di Aspes di una intensa attività di disinfestazione in zona mare, la seconda in pochi giorni. L’intervento, iniziato questa mattina alle 4.30, si è concluso alle 6, interessando un’area che comprende, oltre a viale Napoli dov’era in corso un altro trattamento, anche viale Rovereto e vie circostanti per un raggio di circa 300 metri, 100 in più di quelli previsti dal piano nazionale, comprendendo dunque via Amalfi, viale Battisti, calata Duilio, via Da Vinci, viale dei Partigiani, via della Sanità, via Genova, via Gorizia, via Grado, viale Marconi, Monfalcone, vial Napoli, via Paterni, via Pisa, via Pola, via Renzoni, viale Rovereto, strada Tra i due porti, viale Trento, viale Trieste, via Tripoli, viale Venezia. Altri interventi sono in programma nei prossimi giorni, tempo permettendo.
Intanto, però, ci si muove anche su altri fronti. Da qualche giorno è in atto un’attività di screening sulla popolazione: non ’a tappeto’ come in più occasioni ha suggerito il virologo Fabrizio Pregliasco, ma limitata ai conviventi dei casi conclamati. In pratica, quando si accerta un positivo alla febbre Dengue, si invitano i suoi familiari a sottoporsi volontariamente alle analisi, consistenti in un piccolo prelievo. Uno screening a tappeto fu fatto nel 2023 in un piccolo comune del Lodigiano, ma riproporlo in una città come Fano, di 60mila abitanti, appare in effetti complicato. Ecco perché le indicazioni del ministero, con il quale c’è un confronto costante, si sarebbero limitate a suggerire un monitoraggio dei cosiddetti "contatti stretti". E comunque sempre previo assenso. Questo per capire se ci siano casi asintomatici ma comunque in grado, se punti da una zanzara che a sua volta punga un altro soggetto, di allargare il contagio. La Bibbia, in questo caso, è il piano nazionale arbovirosi.
Un altro piano su cui ci si sta muovendo è quello strettamente scientifico, portato avanti dalla Virologia di Ancona. La domanda che ci si pone è: potrebbe essere cambiato qualcosa sull’adattamento del virus alla zanzara? Il virus è in qualche modo cambiato rendendosi, per così dire, più versatile? Analisi molecolari potrebbero svelarlo. Infine, un dato positivo: le trappole messe in alcune zone fanesi più a rischio stanno dando esiti confortanti. Se all’inizio le zanzare catturate risultavano spesso infette, le ultime non lo sono quasi più. Segno che la parabola sarebbe in discesa. E il freddo forse farà il resto.