Dengue, il ’caso Marche’. La scienza si interroga

Su 625 casi emersi in Italia da gennaio, 129 sono ’nostri’ e registrati in un mese. Clementi: "Se c’è la zanzara tigre, è perché ci sono le condizioni. Disinfestare" .

Dengue, il ’caso Marche’. La scienza si interroga

Le disinfestazioni dell’altra notte nella zona mare a Pesaro, dove risultano due casi

Con 129 casi accertati in un mese su 625 in tutta Italia (per di più conteggiati a partire da gennaio), le Marche – Fano in particolare – da sole, rappresentano il 20 per cento dell’emergenza dengue. La buona notizia, però, è che nell’ultima settimana non ci sono stati nuovi casi: se il numero cresce è perché l’inizio dei sintomi risale alla settimana precedente e le analisi tardano. Lo afferma l’istituto superiore di Sanità. Il virus in circolazione da noi è di tipo 2 (Denv-2), mentre ad esempio in Lombardia gira il virus Denv-1. I massimi esperti si interrogano sul perché proprio a Fano sia scoppiato un focolaio così vasto. Prova a rispondere il virologo Massimo Clementi: "A favorire la diffusione della Dengue è la presenza, da almeno 30 anni, della zanzara tigre, che è il vettore della Dengue. E se è presente la zanzara tigre vuol dire che ci sono le condizioni. Per questo sono indispensabili le disinfestazioni che vanno fatte con rigore superando ogni reticenza". Aggiunge Clementi: "La vera novità è che noi avevamo visto soltanto casi di importazione" cioè derivati da viaggi all’estero. Invece, anche il primo caso fanese, nella zona di Centinarola, risulta autoctono.

Intanto Roberto Burioni, virologo, che ha sempre espresso critiche sulla gestione dell’emergenza a livello locale, si rimette al clima: "Speriamo nel freddo – dice – ma domani (cioè oggi) a Fano sono previsti 25 gradi". Affonda il colpo anche Marta Ruggeri, M5S: "A Sesto Fiorentino, dove sono emersi tre casi, due dei quali derivati da Fano, la disinfestazione la fanno anche nei parchi e nei giardini privati. A Fano invece sono stati pressapochisti con i loro kit alla citronella".