ALESSANDRO MAZZANTI
Cronaca

Delitto Panzieri, urla e pugni al furgone dell’assassino: "Sei un morto che cammina"

A udienza finita, mentre passa il cellulare che trasporta il reo confesso Michael Alessandrini, esplode lo sfogo dei parenti di Pierpaolo. Il dolore composto della madre

A sinistra: Stefano, tra gli amici più stretti, con la foto di Pierpaolo e i famigliari. A destra: Alessandrini poco prima di entrare nel cellulare

Pesaro, 9 settembre 2023 – Troppo recente il dolore, troppo profonda la ferita per non esserci. Nell’aula del tribunale, non lontani dal posto in cui è seduto Alessandrini, ci sono anche Pietro Panzieri, il padre di Pierpaolo, Laura, la moglie, poi il fratello, Gianmarco. Fuori, a cercare di dare loro un sostegno, i tanti amici di Pierpaolo e della sua famiglia. Ci sono anche la zia di Pierpaolo e la nonna. Quando, intorno alle 10, arriva il cellulare con Alessandrini dentro, partono le urla di rabbia. Alcuni degli amici della famiglia di Pierpaolo non si trattengono. "Sei un grande bastardo", gli urla una di loro.

Ma la rabbia vera esplode a udienza finita. In questo caso è anche lo stesso padre di Pierpaolo che non si trattiene. Prende a pugni la fiancata del cellulare che gli passa davanti e sta riportando Alessandrini al carcere di Ascoli. C’è una Volante della polizia ed agenti in borghese, perché hanno capito che la rabbia sta travalicando e non vogliono che succeda nulla di grave. Qualcuno urla all’imputato ’sei un morto che cammina’, ’bastardo’, e altri insulti.

La zia di Pierpaolo ha gli occhi bagnati di lacrime. Laura, sua sorella, madre di Pierpaolo, mantiene la calma. Ha un dolore composto, ha portato in aula una foto del figlio che suona la tromba. E’ quell’animo gentile, artistico, che Pierpaolo aveva dentro, che ha sempre colpito gli altri, e che rende ancora più feroce e assurdo questo delitto. "Voglio che mio figlio abbia giustizia – dice Laura, gli occhi nascosti dagli occhiali scuri – siamo una famiglia a pezzi. Mio figlio aveva una vita davanti, sarebbe diventato scrittore. Sto cercando di metter su un’associazione che si occupa di musica, di arte e che possa aiutare le famiglie colpite da tragedie come la nostra. Ma ora spero in un processo giusto, e che l’imputato abbia l’ergastolo. Non c’è premeditazione? E’ folle? Mah, prendi la macchina per fuggire, vai in Romania, schermi il telefonino: questa non mi pare una persona inferma di mente...".

Ieri davanti al tribunale c’era anche Stefano Franchini, l’amico che conosceva Pierpaolo fin dalle elementari. Anche lui ha mantenuto la calma. Però anche lui è tra quelli distrutti dal dolore. "Sono qui per loro, per stare vicino ai genitori di Pierpaolo. Hanno perso – dice prima di allontanarsi – un figlio senza un motivo".