Angela De Marchi e Anna Maria Marinai, presidi di lungo corso, sono andate in pensione il primo settembre. La prima, alla guida dell’istituto comprensivo Gaudiano, ha lasciato il testimone al collega Antonio Tarolla, mentre la seconda ha affidato l’istituto superiore Benelli al dirigente scolastico Raffaele Balzano. "Diversi anni fa, sui gradini della scuola Gaudiano un alunno mi disse – ha raccontato la De Marchi alla vigilia del suo commiato da una carriera nel mondo della scuola vissuta pienamente e con riconosciuta stima da colleghi, educatori ed esperti –: “Preside, si vede che lei ci tiene a noi alunni!”. E io: Ah sì? E da cosa lo capisci?”. “Perché lei ci chiama per nome”". Chi frequenta il mondo della scuola sa che le scolaresche di cui si ha responsabilità non solo sono corpose, ma, in oltre 40 anni di servizio, diventano comunità gigantesche di cui si è condiviso un pezzo importante della crescita. Ecco perché ha significato l’aneddoto di De Marchi. "E’ sintetizzata, in questa mia citazione, la mia idea di scuola: riconoscerci, prima di tutto, nella nostra unicità di persone". Poi rivolgendosi alle tante generazioni di alunni incontrate negli anni ha chiuso con un semplice: "Grazie per avermi restituito conferma, con i vostri meravigliosi messaggi, che così è stato".
Altrettanto bella, anche se molto lunga e quindi non riproducibile per intero sul giornale, è stata la lettera di commiato della preside Marinai alla scuola in cui è stata 16 anni insegnante e 10 anni preside. Marinai cita gli insegnamenti di Papa Francesco e Don Milani, poi allega, in fondo alla lettera, il testo integrale di Roberto Vecchioni, "Sogna, ragazzo, sogna“. "E’ sempre uno sguardo che ti aiuta a crescere”, ha detto Papa Francesco il 10 maggio 2014 in occasione dell’incontro con il mondo della Scuola a Piazza San Pietro – cita Marinai –. “Uno sguardo“: tutti dovremmo sempre ricordarlo, poiché se uno sguardo empatico può aiutare a crescere e insegnare l’amore per la scuola e per la vita, al contrario, uno sguardo “ostile” può deprimere e impoverire l’autostima. “I care”: sulla porta della Scuola di Barbiana di Don Milani compariva questa scritta. Avrei voluto metterla – conclude – anche sulla porta del nostro Istituto in modo che fosse subito chiaro, a chiunque varcasse la soglia, il senso della nostra azione educativa. Ma se la scritta non compare all’ingresso è comunque stata incisa nella mia mente e nel mio cuore, bussola del mio comportamento perché come dice un proverbio africano: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”, in cui tutti, con grande senso di appartenenza alla comunità e con unità di intenti, aiutino e supporti no i genitori nell’educazione e nella crescita della persona".
s.v.r.