REDAZIONE PESARO

Dante mise all’Inferno il suo maestro che eccelleva in tutto

Dopo aver trattato temi artistici virerei sul letterario e ragionando sul tema da affrontare mi è venuto in mente il povero Brunetto Latini. Il personaggio era celebre nel XIII secolo. Nacque a Firenze, attorno all’anno 1220 e resta una delle figure maggiori dell’Inferno della Divina Commedia. Ma chi fu costui? Il "maestro" di Dante Alighieri. Il Sommo Poeta apprese l’eloquenza da Brunetto, il pensiero politico etc… perché lo inserì all’Inferno? Brunetto fin da giovane si buttò in politica. Insieme ai "borghesi" e al popolo avversava il governo nobiliare di Firenze, mascherato da istituzione comunale. Era un guelfo, quindi un sostenitore del Papato e un esiliato dopo la battaglia di Montaperti (anno 1260), che sancì la presa di potere ghibellina.

Se ne andò in Francia, a Parigi, che all’epoca non era sicuramente la Ville Lumière. Lì lavorò per i mercanti fiorentini, ma trovò il tempo per scrivere poemi lirici e opere di grande diffusione: un trattato sull’arte oratoria e due trattati di didattica e morale ispirato dai grandi maestri del passato, Aristotele, Cicerone.

Ebbe modo di frequentare le grandi biblioteche della capitale, dove reperì i testi necessari alla sua formazione. Rientrò nella città del Giglio soltanto quando i guelfi tornarono a controllare la situazione, nel 1267. Si sposò, ebbe figli. Entrò tra le cariche pubbliche del comune, divenendo un uomo eminente, ascoltato, alto. Il suo pensiero, mai nascosto, individuava nell’arte del ben parlare (nell’eloquio) quella del ben governare. I due principi non dovevano essere scissi, ma non si trattava di "affabulare", "turlupinare" gli elettori attraverso la buona favella. Ma perché Dante fu costretto a inserire all’Inferno una persona così elevata? Era omosessuale, finì tra i sodomiti.

puntata uscita 287

Daniele Sacco