Danni ai mezzi agricoli: viene assolta

Il processo a Fossombrone si conclude con l'assoluzione di Stefania Grilli, accusata di danneggiamenti. Arjol Braka patteggia 3 anni di lavori socialmente utili. Resta in sospeso un possibile ricorso in appello.

Danni ai mezzi agricoli: viene assolta

Danni ai mezzi agricoli: viene assolta

Si è concluso con un’assoluzione il processo in primo grado, celebrato con rito abbreviato nel Tribunale di Urbino, nei confronti di Stefania Grilli, la donna residente a Fossombrone che era accusata di aver ordinato la distruzione di alcuni mezzi agricoli di un parente e imprenditore, Marcello Tinti, per vecchie ruggini famigliari.

Il giudice, Gianmarco Cantalini, ha ritenuto che non ci fossero prove sufficienti a suo carico per determinarne la colpevolezza. Per lei, il pubblico ministero, la dottoressa Maria Mocchegiani, aveva chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione, ridotti a 1 anno e 4 mesi per il ricorso al rito abbreviato.

Ha scelto invece il patteggiamento Arjol Braka, il trentenne di origini albanesi, residente a Sassoferrato, che ha danneggiato quattro mezzi agricoli di Tinti (di cui tre bruciati) e, successivamente, ha effettuato un tentativo di estorsione nei suoi confronti.

A lui toccheranno 3 anni di lavori socialmente utili, alcune misure di sicurezza e il pagamento delle spese processuali anche nei confronti dei carabinieri a cui aveva provocato lesioni opponendo resistenza all’arresto, quando lo avevano colto in flagranza di reato, nel luglio 2023, dopo aver ritirato i soldi estorti all’imprenditore.

A denunciare Braka e Grilli alla Procura erano stati gli stessi carabinieri, sostenendo, in base agli elementi emersi dalle indagini seguite all’arresto del giovane e alla sua confessione durante l’udienza di convalida della misura, che fosse la donna la mandante dei danneggiamenti e che, però, successivamente il rapporto tra i due si fosse incrinato: "L’uomo infatti, non vedendo adeguatamente remunerate le proprie azioni delittuose – scrivevano i militari –, avrebbe iniziato a minacciare la donna di rivelare il misfatto, procedendo poi autonomamente alla richiesta estorsiva nei confronti dell’imprenditore".

Dopo l’assoluzione in primo grado della donna, ora si attende di sapere se il pm farà ricorso in appello, impugnando la sentenza.