Diciamocelo: questo anno di Capitale della cultura sta perdendo la rotta. Sarà la nuova amministrazione che pare avere idee diverse, sarà il Rof, alta cultura ma non esclusiva dell’Anno della cultura, che sovrasta tutto, saranno ‘sto caldo anomalo e le mucillagini a rendere tutto balordo e scivoloso. Ma la sorte ci sarebbe propizia per ridare vitalità e vigore al nostro anno esangue e carente di vitamina B.
Si approssima infatti il mese il cui la città di Pesaro affonda alcune delle sue più profonde radici storiche, sociali e religiose. Il gran mese di settembre che vede nell’ordine: la Liberazione dai nazifascisti nella seconda guerra mondiale , la Fiera di San Nicola (nella foto) e la Festa del Patrono, quel San Terenzio che da sempre stende le mani su di noi anche se non sappiamo bene chi è. C’è una frase resa banale perfino dall’ultimo coglione anche se lui, il coglione, si ricorda sì e no l’indirizzo Facebook: "Chi non conosce il proprio passato non avrà futuro".
Ma, a chi non l’ha vissuto, chi fa conoscere il passato di questa città, con tre date settembrine a segnare passaggi indelebili? E chi lo farà più se non oggi che siamo Capitale della cultura? Parole al vento, come canta Vecchioni "Luci a San Siro non ne accenderanno più...". Nessuno ci saprà più dire l’incredula felicità della liberazione dalla guerra, le emozioni delle pistole ad acqua e altre diavolerie delle bancarelle di San Nicola sparse per tutto il centro cittadino, dalla statua di Garibaldi in là riservate alla campagna e ai contadini arrivati a piedi dai campi ad ascoltare a bocca aperta il cantastorie: "Passano giorni settimane e mesi, la ragazza non fa più ritorno, ai carabinieri giunse un giorno una lettera...", e la banda, altro che il Rof, che scoppiava di tromboni e cimbali dietro la teca di Terenzio, nello sfarfallìo profumato d’incenso dei petali e il rosseggiare dei drappi alle finestre, rintronati dal coro stridulo: "Stendi il manto tutto santo sulla cara tua città...!". Cultura, ma dove vai, se settembre non ce l’hai?
f.b.