Pesaro, 28 marzo 2020 - E’ un atto di accusa contro chi ha curato in un primo momento suo fratello Roberto, l’assicuratore morto l’altro ieri per il covid a 46 anni. Lui si chiama Stefano Oddo. Ieri ha scritto un lungo messaggio sui social: «Scusatemi, sono il fratello di Oddo Roberto, deceduto purtroppo ieri all’età di 46 anni, per questa m. di virus. Dato che è uscito pure l’articolo su Il Resto del Carlino, e che in tanti non si capacitano della sua scomparsa, desidererei fare un po’ di chiarezza, senza polemica alcuna, solo la verità dei fatti».
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E riparte dall’inizio, dai primi giorni. «Mio fratello incomincia ad avere la febbre alta sopra 38, il 4 di marzo con dolori vari, e tosse, prendendo la sola Tachipirina. Questo dura più o meno fino all’8 di marzo, con febbre che persiste sempre presso i 38, con pochi cali, e maggiore tosse, fino quando nella tarda serata è costretto a chiamare la guardia medica, che interviene facendogli una iniezione di Cortisone. Il giorno seguente decide di chiamare il medico di base, già precedentemente consultato, per la richiesta di un eventuale tampone. Risponde che i tamponi vengono fatti solo se si è in grado di dimostrare da chi si è stati contagiati, cosa di per sé aberrante, perché come fa a sapere uno da chi è stato contagiato ?!? Ad ogni modo, il medico di base lo visita e gli suggerisce di tenere duro, perché in ospedale è un delirio e si rischia di prendere solo più virus, e gli prescrive una serie di iniezioni di Bentelan (Cortisonico)».
Cure che non solo non danno frutti, ma incidono negativamente sul quadro clinico, stando alla ricostruzione di Stefano Oddo. Purtroppo la situazione non migliora affatto – continua – anzi peggiora sensibilmente, fino a che venerdì 13, chiamiamo d’urgenza il 118, per evidenti problemi respiratori. Da subito mio fratello risulta positivo al tampone, e gli viene diagnosticata una polmonite bilaterale. In seguito gli viene chiesto che tipo di cura avesse fatto, (cortisonica), e la risposta è stata: ‘Ma con il cortisone non ha fatto altro che peggiorare la situazione, perché annienta le difese immunitarie, che sono di vitale importanza per la lotta contro il virus. Purtroppo, viene ricoverato in terapia intensiva, per due giorni, ma in seguito al peggioramento delle condizioni, viene intubato, e portato in rianimazione, con gravissimi problemi polmonari e in seguito una insufficienza renale, derivante dal progredire della malattia, che lo porta anche in dialisi, fino all’amaro epilogo di ieri».
«Ora – scrive Stefano – mio fratello di 46 anni, non aveva e non ha mai avuto malattie pregresse, o gravi problemi di sorta, aveva solo magari qualche valore sballato derivato dall’obesità, ma non certo da procurarne la morte. Quindi mi e vi chiedo, come é possibile prescrivere cortisonici contro una malattia virale?!?!? Purtroppo mio fratello non c’è più, e le responsabilità della sua morte dipendono solo da questo maledetto virus, o si sarebbe potuto agire in maniera differente?? Questo tarlo, resterà dentro di me per sempre»