Sono sempre più preoccupati i familiari di ospiti e utenti delle strutture, attualmente a Muraglia ma ancora per poco, dedicate al disagio mentale. Si tratta di 87 persone, ad oggi ospitate all’Rsa Tomasello, nelle Comunità protette femminile e maschile, o all’Srr, Struttura residenziale riabilitativa. Persone e servizi per i quali è necessario trovare una diversa collocazione, dato che le strutture in cui si trovano oggi dovranno essere demolite per far spazio al cantiere del nuovo ospedale.
I bandi, tuttora aperti, con cui l’azienda sanitaria Ast negli scorsi mesi ha avviato la sua ricerca di mercato non hanno dato l’esito che le famiglie degli utenti auspicavano. In particolare sembra loro del tutto inadeguata la possibile scelta della struttura Civitas, in località Apsella, nel Comune di Vallefoglia. Una struttura nuovissima, certamente bella, "ma – scrive il dottor Piergiorgio Costantini, presidente del Comitato di tutela dei diritti degli ospiti di Muraglia’ costituitosi anche per avere maggior voce in capitolo – in un’area completamente isolata dal contesto urbano della città di Pesaro e per questo motivo inadeguata, come altre sedi similari (il riferimento è ad esempio all’ex ostello di Fosso Sejore, ndr) rispetto alle esigenze di un’idonea assistenza. Questo trasferimento è stato progettato dalla Pubblica Aministrazione in assenza di qualsiasi coinvolgimento degli ospiti e degli utenti, dei loro familiari e dei volontari e, come si apprende da stampa e social, prevedrebbe l’integrale sostituzione del personale sanitario che sino ad ora ha prestato servizio in tale delicatissimo settore".
I familiari degli utenti ribadiscono "quanto sia fondamentale per i nostri familiari e amici, per la loro cura e per il loro benessere, la vicinanza e la partecipazione alla vita della città – in questo caso del quartiere di Muraglia – fatta di persone, di incontri, di negozi, di attività, insieme ai quali si svolge la loro vita quotidiana e che costituisce quella comunità di affetti che in questi anni è stata al loro fianco e continua ad esserlo, in uno scambio reciprocamente utile, di affetto, di dialogo, di confronto. Privare i nostri familiari e amici di questi riferimenti umani e sociali e del personale a loro dedicato, è in contrasto con quei principi di personalizzazione e di socializzazione inclusiva che è parte indispensabile della ‘cura’ e che deve fondare l’approccio con le fragilità trattate nelle Strutture in questione. Il Comune di Pesaro, a cui ci siamo rivolti, si è detto disponibile ad appoggiare le nostre motivazioni. Prima di costituirci Comitato, abbiamo richiesto all’Ast di essere coinvolti nel processo decisionale in corso. Siamo in attesa di un riscontro".
ben.i.